Tra gli insegnanti sono in molti a pensare che la carriera dei prof, di prossima emanazione con il decreto legge sulla scuola di fine febbraio, sia soltanto una cambiale che l’Italia è chiamata a pagare all’Europa.
Il timore diffuso è quello che non si tratti di vero merito, ma più semplicemente di una valutazione degli insegnanti fatta sulla carta, ma che non si tradurrà effettivamente in aumenti di stipendio. Per il sottosegretario del Miur, Davide Faraone, invece si tratta di vero e proprio merito. Infatti Faraone parla di un decreto legge, in cui sarà disposta la carriera dei docenti anche con relativi aumenti di stipendio. Faraone, quasi fosse un esperto di sistemi scolastici, un profondo conoscitore di pedagogia e didattica, quasi conoscesse a fondo la particolare ed articolata professione docente, sostiene, con ostentata decisione, che la carriera del prof è un diritto ineludibile. Il docente della scuola pubblica italiana, sempre secondo il renziano Faraone, si considera un vero e proprio funzionario della scuola, capace di progettare e seguire vari percorsi formativi, o di collaborare a stretto gomito della dirigenza per garantire la qualità del servizio. E proprio per questo che, ad affermarlo è sempre il solito Faraone, è già pronto il suddetto decreto legge in cui si introdurrà il docente “mentor” e il “quadro intermedio”. Faraone annuncia anche che la quota dei fondi destinati alla carriera degli insegnanti sarà determinata per i due terzi dal merito e solo un terzo andrà destinato agli scatti di anzianità. Inoltre, sottolinea il sottosegretario al Miur, è stata abolita l’idea di fare avanzare di carriera solo il 66% degli insegnanti. In buona sostanza chi più chi meno tutti avanzeranno di carriera e di stipendio. A valutare i più meritevoli sarà il “Comitato di valutazione” interno alla scuola. Tale comitato sarà composto da due docenti eletti dal Collegio, dal dirigente scolastico e da uno o due alunni.
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A questo punto, sapendo che le risorse finanziarie per questa operazione sono poche e che per ora sono anche incognite, sorge spontanea una domanda: “la carriera dei prof servirà loro a trovare nuovi stimoli?”. Una cosa è certa, c’è molto scetticismo, ed il fatto di avere tenuto fuori dai giochi i sindacati, fa intendere che non si voglia investire risorse aggiuntive per aumentare davvero gli stipendi dei prof. Il dualismo buona scuola e buoni docenti deve risultare biunivoco, c’è bisogno di entrambe le cose. Nella sostanza non esiste una buona scuola senza buoni docenti, ma è anche vero il viceversa, non esistono buoni docenti senza una buona scuola. Ma queste due priorità non si raggiungono con le parole del sottosegretario Faraone, ma con l’investimento corposo di risorse economiche aggiuntive. In mancanza di queste risorse è del tutto naturale pensare che la carriera dei prof, serve per accontentare l’Europa, non servirà per trovare nuovi stimoli per i nostri insegnanti.
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