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La Carta costituzionale europea

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Dopo le trattative finali e gli ultimi ritocchi, con intese anche dell’ultima ora, i Paesi dell’Unione Europea hanno adottato l’attesa Costituzione. Nella serata di venerdì 18 giugno, l’irlandese Bertie Ahern, presidente di turno dell’UE, ha annunciato: "Abbiamo l’accordo sulla Costituzione europea". L’Unione Europea avrà un presidente eletto ogni due anni e mezzo (manca ancora l’intesa sul nome del successore di Prodi) e un ministro degli Esteri, una Carta dei diritti fondamentali e regole nuove che dovrebbero facilitare la presa di decisioni.

Uno degli accordi più problematici da raggiungere è stato quello inerente la "maggioranza qualificata": a partire dal 2009 sarà basata sul 55% degli Stati membri, con un minimo transitorio di quindici che rappresentino almeno il 65% della popolazione complessiva. Quando le decisioni riguardano provvedimenti che non sono proposti dalla Commissione o dal ministro degli Esteri, per la maggioranza occorrono il 72% degli Stati, pari ad almeno il 65% della popolazione. Resta il diritto di veto in tema di fiscalità e ci sono formule di maggioranza diverse per la cooperazione giudiziaria, la politica sociale e quella estera. Sono facilitate, in alcuni settori, le cooperazioni rafforzate.
Ora inizia il non facile percorso delle ratifiche nazionali e sono incerti i tempi in cui le nuove regole potranno entrare in vigore. Intanto, si registra la delusione del Vaticano per il mancato riferimento alle "radici cristiane" dell’Europa, anche se si sottolinea che la Costituzione europea è "una tappa importante" e che è positivo che il testo approvato salvaguardi "lo status delle confessioni religiose degli Stati membri".