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La carta docente spetta anche ai precari, la conferma del tribunale di Torino. Per la ricorrente 2mila euro più interessi e spese legali

Il tema non è nuovo e ne abbiamo parlato numerose volte: la Carta elettronica da 500 euro spetta anche ai docenti precari. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che aveva aperto alla possibilità per i docenti (di religione cattolica) con contratto a tempo determinato di ottenere anch’essi, come tutto il restante personale di ruolo, la Carta elettronica del valore di 500 euro annui, e dopo la conferma della Corte di Giustizia europea, il tribunale di Torino si è posto sulla stessa scia.

Con sentenza n. 1449/2022 pronunciata il 27 ottobre, infatti, i giudici piemontesi hanno ribadito il principio stabilito dalla Corte di Giustizia UE, e hanno accolto il ricorso di una docente precaria, iscritta CUB SUR Torino, che assistita dagli avvocati Simone Bisacca e Maria Spanò, si era rivolta al Tribunale per ottenere il beneficio di € 500,00 della carta docente per ogni anno di lavoro come insegnante precaria con contratti al 31 agosto o al 30 giugno.

Il Tribunale ha accertato “il diritto di parte ricorrente di usufruire del beneficio economico della carta docente e per l’effetto ha condannato il Ministero a consegnarle detta carta caricando su di essa l’importo di € 2.000,00”, oltre interessi e spese legali.

Cosa fare?

Cosa dovrebbero fare a questo punto i docenti che si trovassero nella stessa condizione della ricorrente? Quanto è possibile immaginare è che il Ministero non aprirà spontaneamente le casse erogando anche ai precari la carta elettronica, pertanto ai precari non resta che l’azione legale, rafforzata da una giurisprudenza che dà loro ragione.

In proposito l’avvocato Dino Caudullo, collaboratore della Tecnica della Scuola specializzato in legislazione scolastica, ribadisce che “nei limiti della prescrizione quinquennale, tutti i docenti che hanno prestato servizio con contratto a tempo determinato (incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche) negli ultimi cinque anni hanno la possibilità di rivolgersi al giudice del lavoro, per rivendicare la corresponsione del bonus di 500 euro annui”.

Carla Virzì

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