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La Cei consiglia alle scuole il “turismo religioso”

La Cei, Conferenza Episcopale Italiana, rilanciando l’importanza dell’insegnamento della religione cattolica a scuola consiglia ai responsabili degli istituti e ai collegi dei docenti di investire nel “turismo religioso”. Il monito è giunto nei giorni scorsi a Roma durante la riunione annuale dei vescovi del Consiglio permanente: il 4 aprile la Cei ha quindi presentato un documento, nel quale si consiglia di dare una “attenzione particolare” ai santuari, anche in ragione dell’attrazione che essi possono esercitare sui giovani non credenti. “Essi – si legge nel comunicato finale del ‘parlamentino’ dei vescovi italiani – costituiscono anche un luogo privilegiato per l’incontro dei lontani con l’esperienza della fede e per favorire il riavvicinamento alla pratica religiosa di quanti, per diverse ragioni, se ne sono allontanati”. L’auspicio dei rappresentanti dei vescovi italiani è quindi quello di incentivare le visite ai tanti siti turistici religiosi che il nostro Paese dispone. Le scuole intenzionate a raccogliere l’invito non avrebbero che l’imbarazzo della scelta: si può optare per le città d’arte, come Roma, Firenze o Venezia, ma anche per luoghi italiani simbolo della religiosità, come Assisi, Padova, Pietralcina, Cascia e tanti altri divenuti famosi in tutto il mondo per essere legati a famosi personaggi religiosi.
I vescovi ritengono che ci siano tutti i presupposti per avviare un percorso culturale di questo tipo: “L’alta percentuale (91,6%) di alunni che anche nell’anno scolastico 2005-2006 (l’anno precedente erano il 91,8%)ha scelto di avvalersi di tale insegnamento nella scuola statale – fanno sapere i rappresentanti della Cei – sta a dimostrare che genitori e studenti ritengono che esso possa aiutare a una corretta conoscenza della fede in Cristo e a maturare una personalità in grado di comprendere i processi culturali in atto, in un momento in cui si assiste anche in Italia a un rinnovato interesse nei confronti delle religioni: in definitiva si tratta di un insegnamento quanto mai pertinente in vista della formazione globale della persona, perché favorisce la ricerca di senso, il confronto con la proprie radici storiche e l’apertura alla spiritualità”. Per il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori, l’insegnamento della religione a scuola rimane quindi quanto mai di attualità; anzi diventa “ancora più vero – ha detto Betori – nell’attuale situazione di ‘multiculturalità e multireligiosità’ che caratterizza il nostro paese”.

Nei mesi scorsi alcune stime realizzate da organi o associazioni laiche hanno messo in dubbio i dati trionfalistici dei vescovi italiani: il Ministero della Pubblica Istruzione non ha mai comunque messo in dubbio o rettificato i dati emessi dalla Cei. In ogni caso sarebbero non pochi gli almeno 700milastudenti che a tutt’oggi in Italia non svolgono lezioni sulla religione: il record di astensioni in Lombardia, dove gli studenti non interessati alla fede sarebbero circa 100mila.

Alessandro Giuliani

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