Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Digestive and Liver Disease, condotto dagli scienziati della Società Italiana di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica (Sigenp), e dell’Unità Operativa di Gastroenterologia Pediatrica e Fibrosi Cistica dell’Università di Messina, il tasso di insorgenza della celiachia in Italia è uno dei più alti al mondo, con circa un bambino su 60.
Ma il problema più grave sta nel fatto che la sottodiagnosi della malattia rappresenta ancora un problema notevole.
Il gruppo di ricerca, presentando i risultati del lavoro durante una conferenza stampa al Ministero della Salute, ha considerato i dati di circa 9.000 alunni delle scuole elementari di Verona, Milano, Roma, Padova, Salerno, Ancona, Bari e Reggio Calabria.
La celiachia, spiegano gli esperti, se non diagnosticata precocemente, può portare a complicanze tardive anche gravi, come osteoporosi, infertilità o tumori. Nel corso dello screening gli scienziati hanno raccolto campioni di sangue per valutare la presenza di anticorpi e la predisposizione genetica alla celiachia.
Il lavoro, il più ampio mai condotto in Italia, rivela che sul territorio nazionale circa un bambino su 60 sviluppa la celiachia, e in molti casi la problematica non viene diagnosticata.
Tra i primi campanelli di allarme ci sarebbe la familiarità, la presenza di patologie autoimmuni, la diarrea, la stitichezza, l’anemia, i dolori addominali frequenti, la nausea o la stanchezza cronica.
La patologia generalmente insorge durante lo svezzamento, quando il bambino inizia a introdurre il glutine nella propria alimentazione. La fascia d’età più colpita è quella che va dai 2 ai 10 anni. Secondo quanto emerge dall’indagine, inoltre, le bambine sembrano più soggette alla problematica rispetto alle controparti maschili con un rapporto di due casi a uno.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, l’Italia rappresenta uno dei paesi più colpiti, insieme a Svezia, Finlandia, India e Nord Africa.
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