Il Miur ha presentato la bozza dei modelli per la certificazione delle competenze per il primo ciclo di istruzione. L’articolo 1, commi 180 e 181, lettera i), della legge 107/2015 è il suo fondamento: “La revisione delle modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo di istruzione, mettendo in rilievo la funzione formativa e di orientamento della valutazione, e delle modalità di svolgimento dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo”.
Il decreto in lavorazione aderisce al mandato e ne sviluppa l’oggetto: “La certificazione delle competenze descrive i risultati del processo formativo secondo una valutazione complessiva in ordine alla capacità di utilizzare i saperi acquisiti per affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi, reali o simulati”.
Perfetta la sovrapponibilità sia con i vigenti programmi della scuola media del 79, sia con i principi e i criteri che definiscono il sistema educativo di istruzione e formazione [legge 53/2003 art. 2 comma 1 lettera a)]:
• La “valutazione complessiva” presuppone lo “sviluppo unitario, articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti, indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”;
• La “valutazione complessiva” implica il “coordinamento degli interventi delle singole discipline” in seno al consiglio di classe;
• La “capacità di utilizzare i saperi” riverbera in “sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità”;
• Lo “affrontare compiti e problemi, complessi e nuovi” rimanda “all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”.
La coincidenza d’intenti apre un campo ricco d’informazione, che il Miur non ha visitato: perché la scuola media è ufficialmente considerata l’anello debole della scuola italiana?
Perché la legge 53/2003 non ha prodotto effetti?
La scuola media è considerata l’anello debole perché gli alunni perdono motivazione, la dispersione è elevata, il livello culturale delle famiglie è una discriminante. Si tratta di criteri di giudizio superficiali: la scuola non è una scatola nera in cui l’input e l’output sono i soli elementi qualificanti. Se fosse stata scandagliata la gestione scolastica, sarebbe apparsa la generale indisponibilità all’assunzione di un’ottica sistemica: il fondamento del vigente programma scolastico.
La legge 53/2003, che delegava al governo la funzione legislativa, è stata progressivamente sterilizzata. Il DPR con i regolamenti di riordino, che scandiva le finalità elencando i traguardi sotto forma di competenze generali (capacità+conoscenza), è stato sovrascritto dal decreto ministeriale che specifica i traguardi delle singole discipline sotto forma di competenze specifiche (abilità + conoscenza).
La visione parcellizzata ha offuscato la visione d’insieme.
Un procedere razionale avrebbe presupposto l’accertamento della funzionalità del campo in cui le competenze sono promosse, prima della messa a punto della relativa certificazione.
di Enrico Maranzana