La chiamata diretta dei docenti da parte delle singole scuole è un’idea che, trovando le sue radici politiche nel programma del centro destra, non è per nulla accantonata, ma sta trovando un maggiore consenso, anche politicamente più trasversale, tra i tecnici esperti di riforme scolastiche. Ricordiamo che nel 2012 l’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo aveva già espresso il suo personale orientamento favorevole ad una sperimentazione della chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole.
Oggi dopo tutte le difficoltà operative del chiacchieratissimo concorsone e la confusione legislativa sul reclutamento dei docenti, cresce il consenso verso una riforma del reclutamento basata sulla chiamata diretta dei docenti. Ad esempio per il prof. Andrea Ichino, le scuole dovrebbero scegliere liberamente gli insegnanti, in modo da mettere la parola fine alla babele dei concorsi , tfa ordinari, percorsi abilitanti speciali, graduatorie ad esaurimento che generano un continuo contenzioso giuridico volto a fare guadagnare gli avvocati . Per il direttore Fondazione Giovanni Agnelli, Andrea Gavosto bisognerebbe abolire il meccanismo di reclutamento legato all’ anzianità di servizio e sarebbe opportuno puntare ad un reclutamento di concorsi interni alle scuole o basato sulla chiamata diretta dei docenti.
Anche Giorgio Israel, non vede di cattivo occhio la chiamata diretta dei docenti, ma certamente vede negativamente le immissioni in ruolo ope legis. Una delle domande che alcuni lettori si potrebbero porre è la seguente: perché si torna a parlare di chiamata diretta se questa è stata ritenuta illegittima dalla Corte costituzionale? Nel caso specifico della sentenza n.76 su citata, l’illegittimità stava nel fatto che la regione Lombardia non poteva disporre l’assunzione in merito a personale inserito nel pubblico impiego statale, ma questa può essere disposta soltanto dallo Stato e non dalla Regione o dal singolo dirigente scolastico o dalle fantomatiche, ma previste dalla legge n.5/2012, reti di scuole.
Quindi nulla osta al parlamento disporre un progetto di legge volto a favorire altre forme di reclutamento che non tengano conto dell’anzianità o del concorso, ma che si basino su un coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, in modo da fare perno sulla loro autonomia amministrativa e organizzativa. Il fronte della chiamata diretta dei docenti mai domo e sempre combattivo, cerca consensi e maggiori convergenze politiche, ma i sindacati restano molto scettici e pensano che le priorità da affrontare siano altre, ed invitano la politica a concentrarsi sulle urgenze senza sprecare energie in mille rivoli.
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