La chiamata diretta verrà gestita principalmente dai dirigenti scolastici, senza dare seguito all’accordo del 7 luglio con i sindacati.
È questa la prima sintesi dell’incontro tenuto il 20 luglio al Miur, durante il quale sono state presentate ai rappresentanti dei lavoratori le linee guida unilaterali che contraddistingueranno sin da subito la scelta dei docenti terminati negli ambiti territoriali.
Ai presidi, in pratica, viene fornita ampia flessibilità. Sia per la scelta della rosa dei requisiti da associare al posto, da esprimere sulla base di una lunga lista di titoli predisposti da Viale Trastevere, sia per la possibilità di verificare le competenze dei docenti candidati attraverso il temuto colloquio, del resto già previsto dalla Legge 107/2015.
“Si è scelto lo scontro con il sindacato – commenta a caldo Pino Turi, segretario generale Uil Scuola – e fa ancora più rabbia perché dell’accordo fatto nei giorni scorsi è rimasto pochissimo, direi vicino allo zero. Al ministero dell’Istruzione, evidentemente, hanno preferito mantenere le distanze a livello ideologico. I criteri adottati? In questo momento conta poco. Quel che conta è che si è venuta a determinare una grave rottura e la responsabilità è tutta sulle spalle del Miur”.
“I risultati di quello che doveva essere un impegno politico – continua Turi in una nota – sono diventati punti da scrivere con poca cura delle conseguenze. Contrariamente a quanto sembrava assunto in un primo momento – mette in evidenza il segretario della Uil Scuola – il ministro ha deciso di superare di netto il lavoro svolto in sede di contrattazione. Un accordo difficile, raggiunto per il 90%. Si è ceduto allo scontro ideologico”.
“Ancora una volta – continua il sindacalista – si è voluto privilegiare lo scontro politico, piuttosto che una scelta mediata e meditata che avrebbe fatto bene alla scuola, di ciò il ministro ne porta tutta la responsabilità”.
E ora? “Per parte nostra – dice ancora Turi – metteremo in campo ogni azione per contrastare questa deriva autoritaria della scuola pubblica italiana”. Solo che è “un destino che la scuola e il personale non merita. E’ al personale che noi vediamo, con l’attenzione dovuta, per salvaguardarne la dignità e la professionalità che le scelte di oggi mettono in forte discussione”.
I sindacati promettono battaglia e si apprestano ad unire le forze: “sulla base degli testi che avremo modo di approfondire, decideremo, unitariamente, le azioni da adottare per la tutela della libertà di insegnamento, di apprendimento e la dignità dei docenti”.
Nelle prossime ore, intanto, le linee guida diverranno pubbliche. Con la macchiana organizzativa – ad iniziare dagli Usr sino ai dirigenti scolastici – che nel mese di agosto, con gli organici ridotti all’osso, dovrà sopportare una mole di lavoro senza precedenti.
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