La chiamata diretta non è il Grande Fratello!

La “chiamata diretta” prevista dalla legge 107/2015 della “Buona Scuola” sta assumendo dei connotati davvero paradossali quasi al limite dell’indecenza e della pubblica immoralità, visto che alcuni dirigenti scolastici stanno interpretando la normativa ministeriale in maniera distorta.
Infatti circolano voci di istituzioni scolastiche che non si limitano alla richiesta del curriculum vitae dei docenti in cui si riportano specifiche competenze professionali da certificare, ma addirittura delle vere e proprie
avances dove, soprattutto le docenti devono dimostrare non di possedere titoli e qualità professionali necessarie all’insegnamento…ma ben altro! Infatti si stanno diffondendo richieste da parte di dirigenti scolastici di invio di video a figura completa in cui si ritraggono le candidate dal capo ai piedi. E non mancano video dal sapore parossistico se non addirittura osè con filmati di aspiranti alla “chiamata diretta” in bikini, come se i dirigenti scolastico dovessero valutare non le capacità professionali delle candidate bensì quelle sessuali. Siamo arrivati proprio alla frutta! La scuola non è il Grande Fratello, non è il reality show de “L’isola dei Famosi”, non è il luogo dove mettere in mostra le proprie prestazioni e bontà corporee.

La scuola è una istituzione deputata alla coeducazione e formazione delle giovani generazioni affinchè diventino futuri protagonisti del domani. Il Ministero dell’Istruzione sia chiaro ed esplicito nelle circolari che diffondi e dia informazioni chiare alle istituzioni scolastiche sul metodo della “chiamata diretta”, altrimenti questa assumerà le forme di una vera e propria bordellata all’italiana. E poi bisogna urgentemente vigilare circa l’alto rischio di corruzione che si innesca con il meccanismo della “chiamata diretta” che hanno il sapore di inciuci e favori che vanno a privilegiare gli amici degli amici del dirigente scolastico.
Viale Trastevere, spesso, sembra non riflettere a fondo sui rischi connessi ad una eventuale operazione che compie e quello della “chiamata diretta” è un’operazione molto delicata soprattutto nei tempi che stiamo attraversando caratterizzati da un elevatissimo tasso di disoccupazione giovanile, in cui poco si bada ai meriti di ciascuno se non ad agguantare quell’incarico triennale di insegnamento da parte del dirigente scolastico usando tutti gli espedienti possibili e immaginabili. Per cui la “chiamata diretta” assume le caratteristiche di una autentica guerra tra poveri, con il rischio di azzannamento degli uni con gli altri alla luce del motto latino “homo omini lupus”.

Sarebbe quindi necessario che il Miur riveda l’istituto della “chiamata diretta”, trovando altre strade percorribili perché quelle che sta percorrendo ora sono pericolosissime e destinate a mietere e lasciare vittime sul campo. La normativa che regolamenta le Graduatorie ad Esaurimento, dove gli insegnanti vengono graduati in base al punteggio posseduto rappresenta ancora la strada maestra da percorrere dove gli Uffici Scolastici Territoriali e i dirigenti scolastici potranno attingere docenti per gli incarichi a supplenza perché altre forme di assunzione hanno un sapore fuorviante e fuori dal dettato costituzionale.

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