È uscito il primo testo di lingua cinese scritto per la scuola, valido per conseguire i livelli 1 e 2 dell’HSK (diplomi della certificazione ufficiale rilasciati da Hanban, l’ufficio nazionale per l’insegnamento del cinese come lingua Straniera ) e si intitola “Parliamo cinese” (Women shuo Hanyu). I curatori sono Federico Masini, Zhang Tongbing, Gloria Gabbanelli, Wang Rui, edito da Hoepli e adottato nelle scuole a partire da settembre.
Il libro, riporta l’agenzia giornalistica Agi, è arrivato in libreria poco prima che nelle 150 classi italiane di liceo in cui oggi si insegna il cinese (e le diverse centinaia nelle scuole medie), con lo scopo di uniformare lo studio del cinese al quadro di riferimento europeo per le materie linguistiche.
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Un progetto “all’avanguardia a livello europeo, che trasforma il cinese in materia curriculare, adeguandola quindi alle altre materie sotto il profilo dell’unificazione dei programmi di studio, con contenuti prefissati anche per la maturita'”, ha spiegato all’Agi Federico Masini, sinologo, ordinario di lingua cinese all’Università di Roma La Sapienza e già preside della Facoltà di Studi Orientali.
In pratica negli ultimi anni la domanda di insegnamento del cinese è aumentata e il testo appena arrivato è la risposta a un’esigenza destinata a crescere, almeno stando ai numeri: “Oggi sono almeno 150 le classi a livello nazionale, dal Piemonte alla Sicilia, che adottano il cinese come lingua curriculare e terza lingua straniera. Certo, il monte ore è limitato a due ore circa a settimana (quindi 100 ore all’anno) – ha aggiunto – ma la cosa positiva è che gli studenti portano il cinese come materia di esame al quinto liceo, superando quindi la maturità con la prova di cinese”.
L’elaborazione del Sillabo, presentato ufficialmente dal MIUR la settimana scorsa, “ha il grande vantaggio di dare una indicazione sui programmi a tutte le scuole d’Italia, trasformando quindi l’insegnamento del cinese da una materia che veniva gestita liberamente dal docente di turno a un programma stabilito dal ministero con contenuti standardizzati, come accade per l’insegnamento di tutte le altre materie”.
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