C’è ancora chi ci crede e cioè che la mafia abbia mai avuto un codice d’onore per cui non avrebbe toccato i bambini e invece non solo li ha uccisi ma uccide ogni giorno il loro futuro. “La classe dei banchi vuoti” (Edizioni Gruppo Abele, 2016, scritto da Luigi Ciotti e illustrato da Sonia Maria Luce Possentini) nasce come testo per i più piccoli, per aiutarli, con delicatezza e col supporto dei grandi, a comprendere fatti complessi che però non sono “più grandi di loro”.
Cento vite spezzate in poco più di cento anni, recensisce il libro Ansa, senza contare quanti vengono strappati all’innocenza perché costretti a convivere in contesti culturali e sociali permeati dalla mentalità mafiosa, di quelli che hanno cambiato casa, identità e vita per sfuggire ad un destino segnato, di quelle vittime che non sono quantificabili, ma possono essere dedotte da ogni caso di corruzione e connivenza mafiosa.
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“Questo libro me lo hanno suggerito i bambini – spiega don Ciotti – me lo ha suggerito l’emozione che ho colto nei loro occhi vedendoli arrivare, per mano ai genitori, alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ogni 21 marzo. Me lo hanno suggerito le domande intelligenti, spiazzanti, che molti di loro mi hanno rivolto dai banchi di scuola in cui li ho incontrati”.
Ma questi nove banchi vuoti – spiega don Ciotti nella prefazione – vogliono anche essere una finestra aperta sul mondo, per far capire ai ragazzi che la violenza mafiosa genera e si nutre di altre violenze altrettanto spietate e indifferenti alle sorti dei bambini: accanto ai bambini uccisi dalle mafie, ci sono quelli uccisi dalle guerre, dalla fame, dalla mancanza di medicine, da violenze lontane, vicine, persino domestiche.
Bambini che ritroviamo annegati nella stiva di una nave, asfissiati dalle merci di un Tir, schiacciati dalla carrozza di un treno, assiderati nel vano carrello di un aereo. Vittime di viaggi organizzati da mafie o bande criminali leste ad arricchirsi sulla pelle di un’umanità respinta o ridotta a mero dato statistico, nonostante l’immigrazione abbia segnato le storie di tanti popoli, a partire dal nostro. Così come ci sono bambini vivi ma “morti dentro”, costretti a lavorare o a mendicare, sottratti all’infanzia e al gioco, privati della possibilità di studiare e di scegliere una professione dignitosa e conforme al loro talento e alle loro passioni.
Questo libro parla anche di loro, cercando di cogliere quello che Papa Francesco, denunciando gli orrori della Siria, dell’Iraq e di altre zone di guerra, ha chiamato “il grido del silenzio impotente dei bambini”.
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