“In un periodo storico dove l’istituzione scuola raccoglie solo i danni di un susseguirsi di riforme atte solo al lento ma calcolato e voluto disfacimento della scuola, è triste assistere continuamente ad una dinamica deleteria per qualsiasi lotta politica che persegua il riconoscimento dei diritti e l’equità di trattamento del personale della scuola: la frammentazione, il fazionismo, le lotte e le rabbie interne.
Dopo decenni di riforme frammentarie che hanno a volte avvantaggiato una parte e danneggiatone una altra e viceversa ripetutamente è chiaro che si è venuta col tempo una microframmentazione del personale che ha aiutato i governi sia nella distruzione della scuola che nel controllo della stessa, annientando così anche le gestioni sindacali, ormai defunte. Risulta chiaro come una frammentaria e contraddittoria sequenza di proposte opposte e in lotta tra loro non solo determina un ulteriore inasprimento delle posizioni interne del personale ma anche una negazione della proposta o, peggio, un aumento delle dinamiche clientelari perché questa frammentaria impostazione determina un accontentare la componente più utile al tornacontismo di palazzo.
E poi Facebook. Si i social network che avrebbero dovuto semplificare e accelerare gli scambi di posizioni e l’organizzazione di una lotta unitaria e strutturata non ha fatto altro che inasprire e ulteriormente frammentare le parti danneggiandole tutte, amplificando le rabbie susseguite da riforme disomogenee. E questo è il caso che vorrei raccontare: Facebook, gruppo chiuso “docenti immobilizzati”, gruppo che si credeva accogliesse in un unico insieme tutti i docenti che vogliono ottenere ma non riescono trasferimento a distanza di qualche migliaio di chilometri e per assunzioni da gae ante 2015 e per assunzioni ex legge 107. E invece no, parte l’ostracismo che butta fuori come la peste tutti gli assunti ex legge 107, non capendo però che questo non aiuta la loro causa che non è la loro causa ma la causa di una bella fetta di popolazione che ha tutta i suoi diritti.
Finché non si capirà che davvero uniti si vince, che solo proponendo una strategia realistica uniforme che non crea ulteriori scompensi e disomogeneità si può ottenere qualcosa. Fino ad allora siamo la classe di lavoratori che continuerà a incassare la volontà del governo di turno”.
di Fabio Scaccianoce
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