La classe in settimana bianca, per chi non va, niente scuola
Non sembra nascere sotto i migliori auspici la decisione di alcune giunte regionali di introdurre anche in Italia un calendario scolastico sempre più vicino al modello tedesco, fatto di vacanze estive ridotte, pause scolastiche frequenti, tra cui quella invernale in corrispondenza del carnevale e dell’apice delle precipitazioni nevose: la sperimentazione già in atto a Bolzano (scuole, dove c’è la settimana corta, chiuse da lunedì 15 a venerdì 19 febbraio 2010), approvata in Trentino per il prossimo a.s. e in procinto di essere adottata anche Friuli-Venezia Giulia, comincia a far storcere la bocca ad una parte dei genitori. O perlomeno a quelli che non hanno la passione per la neve e per i carri carnevaleschi.
E laddove lo pausa delle lezioni non è decisa prima dell’avvio del nuovo anno scolastico, la decisione di non considerare quegli studenti che non aderiscono alla “vacanza” sembra trovare l’opposizione dei responsabili ministeriali. In Liguria, ad esempio, diversi dirigenti scolastici, spinti sempre delle lamentele dei genitori, si sono rivolti al direttore dell’Ufficio scolastico regionale. Il quale si è poi rivolto a due suoi ispettori: saranno questi ultimi a doversi ora pronunciare se sono legali le chiusure invernali post natalizie.
L’impressione è che, almeno per come sono organizzate oggi, potrebbero configurare una sorta di negazione del diritto allo studio. Sembra orientato in questo senso anche Ambrogio Delfino, vicedirettore dell’Usr ligure, secondo cui “occorre assicurare attività di approfondimento, di recupero scolastico, persino impieghi sportivi sulla neve o visite guidate, ma sempre programmate e con l´accompagnamento dei docenti il fermo didattico è previsto, ma la settimana di chiusura no: lo studente che non va in settimana bianca, deve trovare accoglienza nella scuola“.
Anche perché sull’assenza in blocco potrebbero avere qualcosa da ridire i Revisori dei Conti: in tempi “magra” come gli attuali, durante i quali verificano le spese sostenute anche nei più minimi dettagli, pagare un docente (in primis i supplenti) mentre la classe sta in vacanza potrebbe rappresentare un danno all’erario di non poco conto.
Per non parlare poi del fatto che dal prossimo settembre anche alle superiori, gli istituti dove le settimane bianche vanno per la maggiore, entrerà in vigore il 25% di assenze massime: “il mancato conseguimento del limite minimo di frequenza – si legge nel regolamento che entrerò in vigore dal 1° settembre – comporta l’esclusione dallo scrutinio finale e la non ammissione alla classe successiva o all’esame finale di ciclo”. Una novità apprezzata che non piacerà ai diretti interessati, gli allievi, mentre sembra particolarmente gradita ai dirigenti. “Da anni attendevamo questa norma – ha dichiarato Mario Rusconi, vice presidente dell’Anp – che alle medie era già in vigore dal 2004. Con questa novità si taglieranno le gambe alle assenze ingiustificate e si responsabilizzeranno i ragazzi. Anche con le occupazioni gli studenti dovranno andarci piano”.
Tutto si potrebbe risolvere, allora, se gli istituti accogliessero la proposta degli stessi genitori: organizzare, in occasione delle vacanze invernali, delle attività alternative (ad esempio recuperi e sportelli didattici di approfondimento) che permettessero a coloro che non vanno in vacanza di continuare a frequentare le lezioni. Il discorso cambierebbe se le lezioni fossero sospese per decisione degli organi regionali, quindi in tutti gli istituti: anche in tal caso, però, bisognerà calibrare bene le pause compensandole con proporzionali anticipi e posticipi dei termini dell’anno scolastico per non intaccare il limite minimo dei 200 giorni.