Qualche giorno fa ci siamo occupati del caso di una collaboratrice scolastica multata perché scoperta fare un altro lavoro senza autorizzazione della dirigente scolastica, la barista. A Il Corriere della Sera la donna ha commentato la decisione delle forze dell’ordine, difendendosi e spiegando il motivo dietro alla sua condotta.
La donna dice di aver agito in buona fede e di aver saputo tutto dai media: “Non posso parlare di sanzione visto che ancora non ho ricevuto nulla. Io stessa sono venuta a saperlo tramite i giornali, il che rende la vergogna ancora più grande. Ora mi sento veramente a pezzi”, ha esordito.
La collaboratrice scolastica afferma di non aver avvisato la dirigente in quanto non sapesse di doverlo fare: la donna avrebbe pagato regolarmente le tasse, denunciando i compensi ricevuti dal bar nel 730. I 1.300 euro mensili percepiti dalla mansione di bidella, spiega la donna, non avrebbero permesso a lei e alle sue figlie di andare avanti.
Sono molti i messaggi arrivati in solidarietà nei confronti della donna, che ha detto: “Io ringrazio per il supporto di tutte le persone che mi conoscono, ma soprattutto coloro che non mi conoscono e che mi hanno espresso la loro vicinanza. Da tutta questa brutta situazione è venuto fuori un lato positivo, ovvero che ancora esistono persone di buon cuore che supportano la verità. Moralmente, però, mi sento a pezzi”.
Supporto arrivato anche da parte di un politico, il consigliere regionale Joe Formaggio, di FdI: “È una situazione incredibile, e ora è fondamentale smuovere le coscienze affinché venga cambiata la legge e non si cerchino i problemi con la lente di ingrandimento: fermiamo l’evasione delle multinazionali che pagano le tasse in Irlanda, invece di multare una persona che ha bisogno di lavorare per dare da mangiare alle sue figlie. Oltre che con i sindacati, sono in contatto con un paio di senatori e di deputati che incontrerò lunedì sera, ora che siamo al governo non possiamo nasconderci dietro a un dito”, queste le sue parole.
Dello stesso parere anche i rappresentanti sindacali, che parlano di legge ingiusta alla quale è necessario porre un rimedio. “È da un paio d’anni che seguo la signora – le parole di Diego Zordan di Snals -. Parliamo di una persona che sta vivendo una situazione difficile, con uno stipendio talmente basso da non permetterle di andare avanti. La stortura della legge è che i dipendenti pubblici, a differenza di quelli del settore privato, devono avere l’autorizzazione dei capi d’istituto, che però la negano sistematicamente. La signora è stata costretta per stato di necessità, e credo che riusciremo a risolvere la questione”.
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