La Commissione europea bacchetta l’Italia: investe poco in istruzione
Ancora una stoccata dalla Commissione europea per il nostro sistema d’istruzione: da un rapporto messo a punto dagli uffici del Commissario per l’Istruzione, Jan Figel, emerge infatti che l’Italia ha indicatori ancora chiaramente al di sotto della media europea e che investe meno degli altri nell’istruzione. Secondo Bruxelles, infatti, l’Italia destina una quota del Pil leggermente inferiore alla media europea e ha fatto meno progressi di altri nell’aumento di questa spesa: gli investimenti in risorse umane sono infatti stati incrementati solo dal 4,47 al 4,59% del Pil contro una media Ue aumentata dal 4,7 al 5,1%.
A preoccupare maggiormente la Commissione è il numero di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno interrotto presto gli studi: l’obiettivo europeo è che la quota, nel 2010, non superi il 10%, ma per il 2006 la media Ue è stata del 15,3%, ben inferiore al 20,8% dell’Italia (che pure è molto migliorata rispetto al 25,3% del 2000). Una percentuale quasi imbarazzante se confrontata con quella di Paesi apparentemente più ‘indietro’ di noi, come Polonia e Slovacchia dove solo sei ragazzi su cento abbandonano la scuola per dedicarsi al lavoro.
Ed anche per i nostri quindicenni non ci sono buone notizie: da noi quelli che non hanno ancora una buona capacità di lettura sono ben il 23,9% del totale (in Europa meno del 20%). Un dato che fa ancora più scalpore se si pensa che 6 anni fa erano il 18,9%. Appena inferiore alla media europea e in netto miglioramento appare invece la percentuale di chi, tra i 20 e i 24 anni, ha completato il ciclo secondario superiore: nel 2000 era del 69,4%, mentre nel 2006 del 75,5%, contro il 77,8% europeo e un obiettivo 2010 fissato all’85%.
Anche per quanto riguarda il numero di laureati (29 su 1.000 abitanti) c’è da dire che siamo al di sotto della media, ma almeno in questo ambito si assiste ad una forte crescita, soprattutto tra le ragazze. Buone notizie arrivano dal fronte delle materie tecniche e scientifiche, dove l’aumento dei laureati è stato dell’11,3% in 5 anni, contro il 4,8% dell’Ue, e dove il numero di ‘scienziati’ per 1.000 abitanti è 13,3 contro i 13,1 dell’Unione europea. Ancora più brillante è poi il numero delle ‘scienziate’ italiana, che rappresentano il 37,1% del totale dei laureati in materie tecniche e scientifiche, contro il 31,2% della media europea.
Torna ad essere ben al di sotto dell’Europa il dato che riguarda la formazione ‘continua’, quella che si sviluppa nel corso di tutta la vita, tra i 25 e i 64 anni. Solo il 6,1% degli italiani vi accede, contro il 9,6% degli europei, anch’essi comunque ancora ben lontani dall’obiettivo del 12,5% che la Commissione ha fissato per il 2010.
Secondo il vicepresidente della Commissione, Franco Frattini, questi dati comunque non rappresentano una novità: “Lo sapevamo, e spero che nella prossima Finanziaria ci saranno investimenti consistenti nel settore”. Dalla bozza della Finanziaria presentata in questi giorni sembrerebbe però che per scuola ed università la ‘musica’ non cambi: a questo punto sugli investimenti europei in fatto di istruzione il rischio è di aggiudicarci una meritata maglia nera.