A dare i numeri è The world’s women 2015, curato dalla divisione statistica del dipartimento per gli affari Economici e Sociali dell’Onu. Ed essi raccontano l’universo femminile dal lavoro alla famiglia, dalla salute all’ambiente, dalla violenza al potere.
Il gap nei confronti della donne comincia dalla culla. Gli uomini superano le donne di circa 62 milioni, ma il vantaggio scompare progressivamente durante l’infanzia e l’età adulta tanto che le donne sono più numerose degli uomini nei gruppi di età più avanzata. Le donne, infatti, rappresentano il 54 per cento della popolazione over 60 ed il 62 per cento di quella di età over 80. Le donne sono anche più longeve, raggiungendo un’aspettativa di vita che arriva a 72 anni contro i 68 degli uomini, a livello globale. Differenze notevoli si riscontrano anche nelle modalità di vita delle donne e degli uomini anziani.
Sfogliando i dati di un altro degli otto focus, scrive la rivista online Vita.it, scopriamo che per quanto riguarda l’occupazione, solo il 50 per cento delle donne in età lavorativa è nella forza lavoro, rispetto al 77 per cento degli uomini. Il divario di genere nella partecipazione alla forza lavoro resta particolarmente elevato in Nord Africa, Asia occidentale e in Asia meridionale.
I congedi di maternità e paternità aumentano. In particolare, se nel 1994 solo il 27% dei paesi al mondo prevedeva i congedi di paternità, nel 2013 la percentuale è del 48%.
Significativo il dato sulla differenza salariale che però, dicono gli esperti, non deve meravigliare visto che lo scorso 2 novembre la Commissione Ue ha celebrato l’ Equal Pay Day. Da quel giorno le lavoratrici europee smettono di essere pagate, mentre i loro colleghi uomini continuano a ricevere stipendi fino al 31 dicembre. Secondo il gender gap quantificato a Bruxelles lo stipendio orario medio delle europee è il 16,3% più basso di quello degli europei, quindi le donne lavorano gratis 59 giorni all’anno.
Tornando, invece, al Wold’s Women 2015, le donne dedicano in media tre ore in più al giorno rispetto agli uomini in faccende domestiche e nella cura della famiglia nei paesi in via di sviluppo, due ore in più al giorno rispetto agli uomini nei paesi sviluppati.
La vulnerabilità economica delle donne è ancora più visibile tra le madri sole con figli. Le famiglie monoparentali sono sempre più diffuse, sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati. Madri sole con bambini costituiscono circa il 75 per cento di tutte le famiglie monoparentali e soffrono tassi di povertà più elevati rispetto ai padri single.
Il rapporto si occupa anche della rappresentanza di genere nelle posizioni di leadership. Le donne capo di stato o governo sono pochissime, quasi una eccezione, anche se al momento ne sono 19, un lieve aumento rispetto alle 12 contate nel 1995.
Non va meglio nei parlamenti dove le donne sono soltanto il 22% e ancora peggio nei ministri, guidati dal 18% di donne e spesso si tratta di dicasteri senza portafoglio o relativi a questioni sociali.
Le donne sono in gran parte, riferisce sempre Vita.it, escluse dai rami esecutivi di governo e raramente sono leader dei maggiori partiti politici. Non va meglio in altri settori, dove la rappresentanza femminile tra i manager aziendali, i legislatori e gli alti funzionari rimane bassa, con nessun paese che raggiunge o supera la parità e solo circa la metà dei paesi con il 30 per cento o più.
Con The World’s Women l’Onu ha voluto denunciare un gap di genere nelle statistiche ufficiali.
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