La Conferenza Stato-Regioni sblocca 440 milioni di euro per il diritto allo studio
Nel pomeriggio del 15 marzo è stata raggiunta in Conferenza Stato-Regioni l’intesa sul decreto legislativo sul diritto allo studio che sblocca un plafond di circa 400 milioni di euro destinato anche alle borse di studio. L’annuncio e’ stato dato dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, presente alla riunione. “Questo significa – ha detto Profumo – che ci sono le risorse perchè tutti gli studenti idonei dal punto di vista del merito e del reddito familiare possano avere le loro borse di studio”. Nel complesso, tuttavia, è il caso di ricordare che (tra le proteste delle associazioni degli studenti) rispetto agli ultimi anni il numero di beneficiari di borse di studio si ridurrà.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, il quale ha anche chiarito che l’accordo prevede “un’intesa sui livelli delle prestazioni (Lep) sul diritto allo studio. C’è un impegno del governo – ha detto Errani -, sulla base di un accordo, a fiscalizzare le risorse a partire dal 2015, ma c’è la volontà di verificare le condizioni di anticipare al 2014 le risorse relative ai livelli delle prestazioni previste per il diritto allo studio, che saranno definite in un apposito decreto”. Intanto, da Palazzo Chigi giungono segnali di forte volontà a chiudere sulla riforma del Lavoro: per la prossima settimana, martedì 20 marzo, sono stati convocati diversi ministri, tra cui quello dell’Istruzione, Francesco Profumo, per cercare di trovare unità d’intenti attorno alla “riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”.
Sempre da Palazzo Chigi si sottolinea che l’incontro servirà anche a “tirare le somme di un percorso di dialogo avviato a Palazzo Chigi il 23 gennaio 2012 e che porterà ad una conclusione, auspicabilmente con un pieno accordo (anche con le parti sociali, in particolare i sindacati ndr), entro la fine di marzo”.
Tra le varie questioni che rientrano nella riforma lavorativa, su cui il governo intende “stringere”, vi è anche quella dell’apprendistato: da considerare ormai, anche alla luce delle difficoltà degli “anta” nel mondo del lavoro, a diventare permanente. Ma soprattutto, il governo punterà ad istituzionalizzare l’apprendistato già al compimento dei 15 anni, valido quindi anche come ultimo anno di scuola dell’obbligo. Un punto, quest’ultimo, su cui i diretti interessati, gli studenti, non sembrerebbero molto d’accordo: “è’ impensabile – sostiene Sofia Sabatino, coordinatrice della Rete degli Studenti – che uno studente a 15 anni possa essere buttato nel mondo del lavoro, senza nessuna garanzia e preparazione. Paragonare un anno passato fra i banchi di scuola con i propri coetanei e docenti che ti seguono a un anno in un’officina meccanica o in un’azienda è palesemente assurdo”. Per la rappresentante degli studenti medi non vi sono dubbi: “in questo modo si abbassa ulteriormente l’obbligo scolastico, che a nostro parere andrebbe ulteriormente innalzato a 18 anni”. Ancora una volta dai giovani non arrivano, comunque, solo dinieghi e critiche: per la Sabatino, ad esempio, sarebbe importante “collegare la scuola al lavoro, ma in maniera positiva e formativa, ad esempio investendo seriamente sugli istituti tecnici e professionali, sulle esperienze positive di alternanza scuola – lavoro, su stage con regole e obiettivi formativi seri e condivisi”.