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La “congiura contro i giovani”

Giorgio Morale di “vivalascuola” cita una recensione di Nicola Villa sul libro “La congiura contro i giovani” ed aggiunge: “è storia dei nostri giorni: nonostante tutti i politici parlino di politiche in favore dei giovani, in realtà tutto è teso a escluderli. Si accusano i giovani di essere senza valori quando sono gli adulti ad aver creato un deserto negando a bambini, ragazzi, giovani tempo e relazioni per offrire, a compensazione, cose, merci e realtà virtuali e così riducendoli al ruolo di destinatari di un marketing su cui far prosperare profitti”.

Viene anche proposta una conversazione con Stefano Laffi, l’autore del volume edito dalla Feltrinelli, nella quale tra l’altro lo scrittore sottolinea come “la scuola non deve seguire il mercato, non deve addestrare consumatori, non deve riempirsi di merci (…). La scuola deve semplicemente formare ad un esercizio critico, creare conoscenze e consapevolezze, e questo vale anche rispetto al consumo”.

Laffi precisa: “la scuola non deve inseguire il mercato, ma anzi, porsi in modo provocatorio e critico rispetto alla contemporaneità e quotidianità. Per altro sono convinto che la domanda dei ragazzi non sia avere più tecnologia a scuola, ma tutto ciò che serve per studiare e soprattutto relazioni umane significative (nessuno rimpiangerà o si ricorderà della sua scuola per la bellezza della Lim, ma per chi ha incontrato)”.

Nella “conversazione” si accenna anche al problema dell’usura del lavoro degli insegnanti, “che logora anche la passione, come mostrano gli studi di Vittorio Lodolo D’Oria” (“sii appassionato sarebbe un’ingiunzione paradossale”, sottolinea Stefano Laffi).

Sollecitato dall’interlocutore a fare una considerazione sul “pococoraggio della politica italiana, che è spesso un’attività rivolta più al vantaggio personale che al bene pubblico, incline alla conservazione e al compromesso, i cui programmi per la scuola vanno in direzione del disimpegno (vedi sostegno alle scuole private e smantellamento della scuola pubblica) e del controllo, del sorvegliare e punire (vedi l’insistenza su valutazione e “merito“), Laffi dice: “ammiro chi conduce le varie battaglie, contro la follia della standardizzazione dell’Invalsi o laddove dall’alto si ricevano indicazioni o prescrizioni palesemente sbagliate. Nella mia esperienzaspesso le cose migliori si fanno “nonostante” o “di nascosto a”o persino “contro” l’istituzione di riferimento. Però va detto che quel che succede in classe dipende molto più dall’insegnante che dal ministero, fossi un insegnante credo avrei più problemi con gli adulti intorno – i genitori, gli altri insegnanti, ecc. – che col ministero, mentre mi sembra checi siano ancora i margini per stabilire relazioni positive con i ragazzi e le ragazze in classe”.

Maggiori informazioni sul tema trattato da “vivalascuola” cliccando sul link .

Andrea Toscano

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