Nonostante i presumibili ritardi sulla correzione degli scritti, ciò che preoccupa maggiormente i sindacati riguarda la possibilità che con l’anno scolastico 2013/14 inizi a lavorare una parte dei vincitori del concorso a cattedra più piccola rispetto alle previsioni.
Si è sempre detto infatti che già a partire da settembre 2013 si sarebbero immessi in ruolo, a conclusione del concorso, 7.351 nuovi docenti, che però, a parere di Domenico Pantaleo, il segretario della Flc-Cgil, considerato che “quest’anno andranno in pensione circa 10mila insegnanti e per legge metà di loro dev’essere sostituita da chi è già in graduatoria”, appare difficile immettere i 7mila che usciranno dal concorso. A suffragio di questa ipotesi, anche gli altri sindacati sottolineano che i 7.351 posti facevano parete di una previsione pubblicata dal Miur, per cui se alla fine i posti disponibili saranno di meno vorrà dire che molti dovranno attendere l’anno venturo, il 2014/15.
Se quindi il rischio della mancata immissione in ruolo, già a partire da quest’anno scolastico, potrebbe essere legato ai ritardi nell’espletazione dei riti concorsuali, si potrebbero pure creare le condizioni di attesa anche per i mancati pensionamenti previsti, mentre oltre 3500 docenti ultrasessantenni, quelli della Quota 96, si appellano ai giudici per lasciare la scuola.
Uno dei classici e levantini paradossi del nostro Paese, che bloccano tutte le certezze, sia di coloro a cui è stato promesso di entrare e sia di coloro a cui era stata garantita, prima della folgore della legge Fornero, di uscire.
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