Ma è difficile che lunedì, quando Renzi incontrerà i gruppi del Pd, e soprattutto martedì, quando vedrà tutti i partiti – tranne M5S che per ora si è tirato fuori – non comincerà a delinearsi il profilo su cui punta il leader Pd per mettere a segno una partita delicatissima. E per evitare un nuovo fallimento, come nel 2013, Matteo Renzi deve togliere pretesti ai franchi tiratori. Intanto Nichi Vendola, il leader di Sel e Pippo Civati, anima dei pasdaran dem, chiedono “non solo alla sinistra alternativa ma a tutte le forze che amano la Costituzione” di individuare un candidato al Quirinale che distrugga il Patto del Nazareno. Il leader di Sel, che tempo fa fece il nome di Romano Prodi, ora mostra cautela per “non bruciare i candidati”.
Ma è chiaro che è il nome del Professore l’unico in grado di saldare numeri significativi in grado di mettere in difficoltà Renzi. M5S, però, per ora non cambia la partita: “Il nostro schema è chiaro: aspettiamo una rosa di quattro nomi”. Lunedì alle 9 intanto, proprio per dimostrare la volontà di partire dai Dem, Renzi riunirà prima i deputati e poi i senatori.
Da martedì sarà lui a guidare la delegazione dem che incontrerà tutti i partiti “per un giro di orizzonte – spiega il vicesegretario Lorenzo Guerini – per ragionare sul metodo e sulla modalità di elezione per arrivare ad un’ampia convergenza su un nome condiviso e che rappresenti gli italiani”. Sempre martedì il leader Pd incontrerà Silvio Berlusconi, che scalpita per conoscere almeno una rosa di quirinabili. Cade però uno dei paletti messi da Angelino Alfano, che in tarda serata ha visto Renzi a Palazzo Chigi, nella scelta del nome condiviso: “Sarebbe arrogante e velleitario dire no ad un candidato del Pd”, apre il leader moderato in un’intesa ritrovata con il Cav. Se per ora Renzi non esce allo scoperto sui nomi, i papabili si schermiscono. “Non c’è nulla, sto bene dove sto, mi piace il mio lavoro”, ribatte da Davos il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
E se questa è la discussione parlamentare, con regolare scambio di pugni sotterraneo, su Facebook troneggia il volto tranquillo da salotto televisivo di Giacarlo Magalli, il cui corpo viene applicato sulle foto con un’apposita app e il suo nome è entrato, così, di prepotenza anche tra i possibili successori di Giorgio Napolitano.
Giancarlo Magalli è diventato così un simbolo, tanto da stracciare nei sondaggi popolari di questi giorni da Totoquirinale politici di lungo corso e personaggi importanti della società italiana. Lui ci scherza su, ma non troppo. Tanto che per sua stessa ammissione, scrive Radio 24, forse questo inaspettato successo incarna il mancato gradimento dei papabili più “seri”. E mentre le burle online si sprecano da mesi, è il collettivo satirico barese Quink a proporre in un videomontaggio il suo primo ipotetico discorso di fine anno alla nazione in qualità di Presidente della Repubblica.
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