Categorie: Riforme

La corsa al ricorso non ha limiti: ora si impugnano pure le bozze di legge!

Che la scuola costituisca il più grande concentrato di lavoratori pubblici è un dato inequivocabile. Che questi lavoratori possano cercare di difendersi da norme vessatorie e penalizzanti rivolgendosi a sindacati, associazioni e avvocati privati è un fatto noto e comprensibile. Soprattutto quando le sentenze sono favorevoli ai ricorrenti. Portando benefici ai dipendenti risultati vincitori, ai legali che li tutelano e all’immagine delle organizzazioni che hanno patrocinato la difesa.
Negli ultimi tempi, complice l’esplosione del precariato, la “stretta” sui dipendenti pubblici, i tagli agli organici, le azioni dei legali hanno assunto sempre maggiore consistenza numerica. Ed economica, con rimborsi sempre più congrui raggiungendo in certi
Tanto è vero che anche organizzazioni non propriamente scolastiche si sono avvicinate al settore. Andando ad alimentare una concorrenza sempre più difficile da vincere. Ecco che allora per associazioni, sindacati e legali vari è diventato fondamentale arrivare prima degli altri. La netta impressione è che, però, si stia davvero esagerando.
La conferma l’abbiamo avuta nelle ultime ore. Subito dopo la pubblicazione della prima bozza degli articoli sulla scuola contenuti nella discussa Legge di Stabilità. Una bozza che, se fosse confermata, andrebbe sicuramente a penalizzare non poco i docenti. In particolare quelli delle scuole medie e superiori. Catapultati, da un giorno all’atro, da un orario d’insegnamento settimanale di 18 ore ad uno decisamente più sostanzioso di 24. Senza possibilità di scelta. Ed in cambio della concessione di giorni di ferie che, di fatto, già vengono fruiti come tali. Il tutto, tra l’altro, superando contratti di lavoro e principi costituzionali che danno indicazioni ben diverse.
Il malcontento della categoria ha assunto subito dimensioni ciclopiche. Basta andare a leggere le proteste dei nostri lettori. Solo che bisogna ricordare che si tratta pur sempre e solo di una bozza di legge. E che in molti casi la norma che viene approvata è diversa da quella iniziale. Eppure, come se questo fosse un particolare ininfluente, la corsa al ricorso è già partita. Con il Codacons che nella stessa giornata in cui è stata divulgata la versione ufficiale della bozza della Legge di Stabilità, approvata il 10 ottobre dal Consiglio dei ministri, ha annunciato fin da ora una battaglia legale per ottenere l’annullamento dell’incremento delle ore lavorative”. Secondo il Codacons  siamo di fronte ad “un provvedimento che incrementa le ore di lavoro senza aumentare proporzionalmente la retribuzione dei lavoratori, è palesemente incostituzionale e, come tale, annullabile”. L’art. 36 della Costituzione afferma infatti che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”. La richiesta di adesione immediata ai ricorsi si conclude con un appello ai “docenti di tutta Italia” che, per l’associazione dei consumatori, “possono unirsi e partecipare al ricorso collettivo in preparazione, fornendo a partire da domani (13 ottobre n.d.r.) la propria adesione”.
A conferma che la scelta di adire subito le vie legali sia davvero prematura è addirittura Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, il sindacato che proprio sui ricorsi ha basato la sua ascesa di credibilità e di adesioni. Secondo Pacifico è però “del tutto inutile far ricorso contro queste norme in questo momento. Anche noi siamo convinti che sono da ritirare, in particolare l’estensione dell’orario di servizio degli insegnanti della scuola a 24 ore settimanali, peraltro a parità di retribuzione ed in cambio di insensati giorni di ferie. E che per introdurre una novità di questa portata non basta un decreto d’urgenza del Governo, ma bisogna per forza modificare il contratto di lavoro di categoria. Però da qui ad avere una frenesia attivista, quasi da prestazione, ce ne vuole”.
Per il leader dell’Anief, quindi, quella del Codacons è “un’azione prematura e incauta: il testo approvato dal Consiglio dei ministri non è stato infatti ancora convertito in legge. E non si può andare a fare un processo alle intenzioni”.
A non convincere, infine, è la decisione dell’associazione guidata da Carlo Rienzi di condurre un ricorso collettivo: il recente esito negativo della class action condotta in difesa dei precari di lungo corso non sembra essere di buon auspicio. Ma le esperienze non sembra portare consiglio. Almeno tra gli avvocati.
Alessandro Giuliani

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Alessandro Giuliani

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