Ne consegue che moltissime cause – non certamente tutte – intentate per mobbing, sono state perse dal lavoratore. Nella mia esperienza di componente di Collegio Medico per l’inabilità al lavoro per motivi di salute, meno di un caso su dieci – tra i lavoratori che sostenevano di essere “vessati”, risultava essere vero mobbing, mentre in 9 casi su 10 si trattava di delirio persecutorio. La stessa Corte di Cassazione finalmente interviene per porre dei punti fermi.
Giorni addietro mi è capitato di ricevere una email di questo tenore: “Gentile dottore, sono una docente presso un istituto superiore, per tutto l’anno ho subito mobbing da parte del dirigente e di una classe fino a stamattina che mi hanno circondata. Martedì avremo gli scrutini ma sono molto provata, sono stata lasciata sola da tutti, ho bisogno d’aiuto, come posso fare?”.
Nella mia risposta ho doverosamente ritenuto di essere cauto poiché le informazioni ricevute erano ovviamente di parte e insufficienti: “Gentile prof.ssa, la diagnosi di mobbing deve essere posta da terzi, e non dall’interessato, per essere veritiera e credibile. La maggior parte delle volte si tratta di un problema relazionale dove tutti sono parte in causa ed hanno una maggiore o minore responsabilità. Se lei è disponibile a mettersi in discussione, cercando anche di vedere i suoi limiti ed errori, può scrivermi la sua storia privata e professionale in vista di un nostro eventuale incontro per una visita”.
L’insegnante replica subito, fornendo elementi importanti: “La ringrazio per la Sua gentilissima risposta, io non ho problemi a mettermi in discussione e, in generale, non ho nemmeno problemi relazionali. Il DS si è “servito” di questa classe perché sia io che altri, a titoli diversi, abbiamo dovuto denunciarlo al giudice del lavoro. Nelle altre 6 classi non ho nessun tipo di problema, né didattico, né di carattere educativo. Insegno storia e italiano, abbiamo cambiato dirigente, quello nuovo, dai primi giorni, si è dimostrato molto aggressivo, poco disponibile al confronto, coercitivo e pertanto è in conflitto con tutto l’Istituto, colleghi, genitori, alunni. In molti hanno dato le dimissioni. Sto valutando se non rientrare più a scuola per quest’anno e non sono in grado di aggiungere altro al momento. Cari saluti”.
Ritenuto pertanto che vi siano elementi su cui poter lavorare per la tutela della salute della docente, rispondo a mia volta motivando la mia diffidenza iniziale: “Grazie per le precisazioni. Mi creda: nel 95% dei casi in cui un docente denuncia mobbing (statistiche alla mano) si tratta di persona isolata che confligge con l’universo mondo, proprio perché essa stessa ha problemi relazionali spesso di grave natura psichiatrica. Da come lei racconta, sembra essere il dirigente scolastico ad averne: la riprova è che l’isolato è lui stesso.
Forse conviene tentare di prenderlo per il verso giusto domandandogli cosa fa per la prevenzione di legge contro lo Stress Lavoro Correlato. Per questo le mando la mia proposta standard. Chissà che non lo convinciate, insieme ai colleghi, così da poterci incontrare e appianare i problemi. In attesa di un suo riscontro, la saluto cordialmente”.
Insomma il mobbing è materia complessa che nasconde numerose insidie ma porta con sé un’unica certezza: fa star bene gli avvocati a prescindere dalla sua reale esistenza. Ma credo che gli insegnanti non abbiano soldi da sprecare, considerato il tenore del loro emolumento, e devono prestare molta attenzione (ascoltando buoni consigli) prima di adire le vie legali per mobbing.
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