Il Governo ha i suoi buoni motivi per mantenere in vita le regole imposte durante la gestione Monti-Fornero.
Proprio poche ore prima dall’avvio della protesta di piazza dei Confederali, programmata per il 2 aprile, la Corte dei Conti ha stimato che se non ci fosse stata la “stretta” sulle pensioni degli ultimi anni, dal 2007 al 2011, la spesa per la previdenza “sarebbe stata superiore di ben due punti percentuali di Pil rispetto a quella effettivamente realizzatasi, cioè oltre 30 miliardi di euro l’anno”.
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Per la Corte dei Conti, questo permette, è vero, “la sostenibilità finanziaria del sistema”, ma ciò “a patto che l’Italia torni, da subito anche se gradualmente, su un sentiero di crescita moderata”.
Perché, continua la Corte, “la scelta di dedicare parte dell’incremento della speranza di vita all’attività lavorativa è ragionevole” solo se l’allungamento della carriera è fatto da “anni di vita attiva, e non anni di salute precaria e ridotte capacità”. A danno, aggiungiamo noi, dei giovani in attesa di lavoro e di costruirsi una vita autonoma.
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