La crisi economica favorisce l’evasione scolastica
La crisi economica non provocherebbe solo “vittime” sul mondo del lavoro e della qualità della vita in generale: a pagare il conto per le ristrettezze cui sono costrette le famiglie, sarebbero anche gli alunni. I quali in questo genere di situazioni sarebbero più facilmente indotti a lasciare i banchi per rimboccarsi le maniche e sostenere i genitori in difficoltà. Soprattutto nei Paesi dove tradizionalmente il disagio è più palpabile: dopo il caso della Turchia, dove il degrado di alcune zone, in particolare dell’est, spinge i giovani ad avvicinarsi alla criminalità e in casi non isolati a vivere terribili esperienze carcerarie, stavolta l’andamento eccessivo di abbandoni scolastici riguarda uno dei Paesi dell’Europa a 27: la Romania.
Ebbene, le ultime stime dicono che in Romania l’evasione scolastica è salita negli ultimi mesi addirittura del 10 per cento. A confermarlo è stata un recentissimo studio condotto dall’agenzia dell’Onu per l’infanzia Unicef, in collaborazione con la Fondazione “Educazione 2000”. Secondo l’analisi della principale organizzazione mondiale per i diritti dell’infanzia, la crisi mondiale “sta provocando un forte aumento del numero di persone che cadono in povertà e rischia di far crescere ulteriormente il numero di ragazzi costretto a lasciare la scuola”.
La tendenza infelice non può farci trovare disinteressati: in Italia, infatti, gli ultimi dati Istat ci dicono che l’Italia malgrado i miglioramenti degli ultimi anni fa registrare uno scoraggiante 11,4% di alunni che ancora abbandona la scuola attorno ai 14-15 anni. E non va meglio tra i 18-24enni, poiché (dati Isfol) forniamo esattamente una cifra doppia rispetto al 10% fissato a Lisbona. Siccome la crisi non risparmia di certo il nostro Paese, basta andare a leggere gli ultimi allarmanti aumenti di disoccupati e di ore di cassa integrazione, il rischio concreto di un permanere (anziché migliorare) dei nostri poco lusinghieri dati di evasione scolastica appare più che fondato.