Non va proprio giù a Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, istituzione simbolo per la difesa e la diffusione della lingua italiana, l’ultima trovata del Miur.
Il 27 dicembre il ministero dell’Università e della Ricerca ha reso pubblico l’atteso bando per il finanziamento dei progetti universitari di interesse nazionale. Le domande per partecipare al bando dovranno esser redatte solo in inglese e, a scelta del proponente, può essere fornita anche un’ulteriore versione in lingua italiana.
A La Nazione, il presidente dell’Accademia della Crusca è duro: “Il ministero questa volta ha imposto che la domanda debba essere compilata esclusivamente in lingua inglese. Non mi è piaciuto proprio. Così come non è piaciuto a tanti colleghi italianisti che mi hanno chiamato al telefono o scritto per posta elettronica. La mia non è solo una protesta simbolica di difesa della nostra lingua. Voglio sottolineare che la scelta di abolire l’italiano in una domanda rivolta alla pubblica amministrazione, a un ministero, è suicida e autolesionista. In Europa non si comportano così. Spagna, Francia, Germania: nessuno fa scelte di questo tipo-. Nel 2012 si richiese una domanda compilata contemporaneamente in lingua italiana e in lingua inglese. Nel 2015 si lasciò la libertà di adottare l’inglese o l’italiano. Non eravamo mai arrivati all’abolizione della nostra lingua. Eppure la Corte Costituzionale con la sentenza numero 42/2017 ha definito le regole d’equilibrio tra inglese e italiano nell’università. Il bando deve essere cambiato. Per un motivo non solo di forma, ma di sostanza”.
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