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La cultura razzista superata dalle “Parole che hanno corpo”

Superare il razzismo, con i suoi inutili stereotipi e sterili pregiudizi, mettendo in atto la moltitudine di linguaggi espressivi: da quello scritto al musicale, passando per il grafico-pittorico, fino al plastico, motorio e teatrale. L’idea è del ‘Movimento di cooperazione educativa’, che con il contributo della regione Umbria ha organizzato per il 14 e 15 novembre, a Ponte San Giovanni, nella provincia perugina, il seminario nazionale ‘Parole che hanno corpo’.All’iniziativa, che ha come ‘teatro’ l’aula magna dell’istituto comprensivo Volumnio della località umbra sono stati invitati rappresentanti di associazioni, burattinai, drammaturghi, esperti di danzaterapia. Ma soprattutto insegnanti specializzati nella trasmissione dell’italiano L2 come lingua della cittadinanza.
Gli organizzatori dell’iniziativa hanno spiegato che il seminario servirà per “mettere al centro la corporeità”. Ciò vuol dire “utilizzare tutti i linguaggi espressivi: musicale, grafico-pittorico, plastico, motorio e teatrale nelle diverse modalità, dalla forma più semplice di mimica-gestualità restituita in parole, al cerchio narrativo, all’uso delle maschere e del teatro di figura. Attraverso questi mezzi espressivi ciascuno può giocare il proprio ruolo, esprimendosi e confrontandosi attraverso l’interazione con gli altri”.
Secondo gli esperti del ‘Movimento di cooperazione educativa’ è la “mancata conoscenza della lingua del paese ospite” che “sta spesso alla base dello stereotipo che vede lo straniero come portatore di un deficit. La lingua è quindi un tramite per essere cittadini a tutti gli effetti. Ma quale lingua? Una lingua che dia voce ai bisogni primari, a quelli pragmatici legati alla vita di relazione, facilitando i rapporti quotidiani e avviando al pensiero formale e alla capacità di argomentare. Una lingua che solleciti l’espressione della propria situazione esistenziale, legata al processo migratorio in atto, una lingua che contempli emozioni e sentimenti del presente, del passato e progetti per il futuro. Una lingua fatta di parole che abbiano corpo”.
Alessandro Giuliani

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