“Non abbiamo avuto gli strumenti giusti per le lezioni a distanza e solo con il tempo abbiamo cercato di rimediare alle mancanze iniziali”, esordisce, così, nel corso della nostra video intervista, la preside dell’Istituto comprensivo di Roma Amerigo Vespucci, Maria Teresa Corea, sulla didattica a distanza e sul danno iniziale arrecato agli studenti.
Non risparmia critiche, inoltre, al settore dei trasporti, che risulta essere carente nelle corse garantite. E aggiunge: “I docenti dovevano essere tra i primi ad essere vaccinati” e “Scuola e sanità vanno di pari passo”.
Sono tanti i problemi di cui abbiamo discusso e su quali Maria Teresa Corea ha espresso la sua idea.
Come vi siete organizzati all’inizio di quest’anno scolastico con le restrizioni imposte dal Covid?
Ci siamo presi del tempo in più per capire come muoverci, avviando in seguito i laboratori e dando la possibilità ai diversamente abili di frequentare la scuola proprio per non destabilizzarli, in quanto questi ragazzi sono più sensibili ai cambiamenti.
Le nuove direttive scolastiche favoriscono il ritorno in presenza al 50%. L’istituto Vespucci ha aule grandi o spazi predisposti che favoriscano il ritorno in classe in sicurezza?
Guardi, abbiamo scaglionato gli ingressi in questo modo: i ragazzi più grandi entrano alle 8, a seguire alcuni alle 9 e infine alle 10. Quest’ultimi sono quelli che si fermano per i laboratori sino alle 17,30. Abbiamo gestito i nostri spazi, facendo ruotare i ragazzi. Ci siamo avvalsi del medico scolastico e del responsabile della sicurezza per sfruttare al meglio le aule, destinando ad ogni spazio il numero giusto di studenti, da sei a massimo 10.
Secondo lei, allungando l’orario scolastico, i ragazzi subiscono un appesantimento nell’apprendimento e di conseguenza una difficoltà nello studio pomeridiano a casa?
No, non credo. Per loro, in realtà, poco cambia perché già abituati alle attività laboratoriali pomeridiane. Il problema resta quello dei trasporti, che, a differenza di quanto promesso, non hanno aumentato le loro corse. Fortunatamente molti studenti hanno avuto il supporto delle famiglie, le quali, tra l’altro, ci hanno sempre informato sullo stato di salute dei propri figli o di situazioni particolari in casa.
Quanti discenti conta il Vespucci? Avete pendolari?
Seicentottanta attualmente rientrati. Quindi siamo oltre il 50%. All’inizio solo 1/3 di questi si è presentato, in quanto il resto ha preferito la didattica a distanza per paura della trasmissione del virus soprattutto sui mezzi. Abbiamo tanti pendolari che vengono da Guidonia, anche tra il personale, per esempio, che mi confermano le corse non siano aumentate, anzi.
Io stessa ho garantito elasticità nell’orario di ingresso comprendendo il disagio soprattutto di chi viene da fuori. Pensi che è già la quinta volta che organizziamo l’orario.
La didattica digitale integrata è ormai parte della quotidianità scolastica. Avete trovato difficoltà con questa nuova metodologia didattica?
Non le nego che all’inizio i docenti si siano trovati spaesati e dunque costretti a rimettersi in gioco con questa nuova modalità di insegnamento. Adesso sono molto più spediti e sicuri, tanto da preferire la Dad, per la paura del contagio anche alla luce delle continue rotazioni degli studenti. Attualmente, abbiamo deciso di fermarci ogni 40giorni circa e proseguire per una settimana almeno con la didattica a distanza. E’ una “risorsa” a cui siamo stati costretti, ma che ormai è nella nostra quotidianità, tanto da poter essere valorizzata.
Secondo lei la Dad ha dato risultati positivi?
Guardi, il nostro non è un Paese abituato alla tecnologia: non eravamo preparati e non abbiamo avuto gli strumenti giusti. Abbiamo improvvisato e certamente anche il risultato iniziale non è stato ottimo. Con l’impegno, tuttavia, abbiamo tentato di colmare le iniziali mancanze e auspichiamo che entro il prossimo anno la Dad possa essere un valore aggiunto all’apprendimento.
Sembra che la classe docente non sia tra le prime a dover ricevere il vaccino. Che ne pensa?
Non sono assolutamente d’accordo. Scuola e sanità dovrebbero andare di pari passo. Va vaccinata la gente che lavora, soprattutto a contatto con gli altri.
Un augurio ai suoi colleghi e ai suoi studenti
Spero di ritornare a fare la preside circondata dai miei colleghi e dai ragazzi. C’ è un impatto drammatico soprattutto tra gli studenti, che avvertono la solitudine. La nostra è una scuola fatta di relazioni, incontri, stage, opportunità, senza cui è difficile lavorare. Mi auguro, al più presto, un ritorno alla normalità.