Durante l’emergenza pandemica è stata provvidenziale, ma non è certo rimpianta: alla resa dei conti, la maggior parte degli studenti delle scuole medie e superiori non hanno infatti trovato efficace fare lezioni grazie alla didattica distanza. E anche i dirigenti scolastici reputano che l’abbondante ricorso alla DaD nell’anno della pandemia da Covid-19 ha comportato una consistente perdita degli apprendimenti. Lo dice l’indagine “Ripartire dalla nuove generazioni“, “Bambini e ragazzi” del 2021, condotta dall’Istat sui ragazzi e ragazze dell’anno scolastico 2020/21 e presentata il 4 maggio in diretta streaming.
L’indagine, in pratica, conferma quanto già rilevato dall’Invalsi al termine degli ultimi due anni scolastici, con una riduzione ulteriore di almeno il 10% del livello di competenza da parte dei nostri studenti.
E anche La Tecnica della Scuola era giunta in tempi non sospetti a questa conclusione.
Dal report risulta che la quasi totalità degli alunni ha sperimentato periodi di didattica a distanza, ma comunque due se tre, il 67,7%, preferiscono “le lezioni in presenza”. Soprattutto i ragazzi stranieri, che hanno sperimentato maggiori difficoltà di accesso alla DaD.
Tra gli aspetti negativi della collocazione forzata nelle mura domestiche, gli studenti confermano che ha sofferto la frequentazione degli amici (diminuita per il 50,5% degli alunni) e un aumento del ricorso a chat e social media per comunicare (+69,5%).
Un giovane su tre, il 29,4%, ha registrato inoltre un peggioramento della situazione economica della famiglia.
Secondo i ricercatori dell’Istat “l’opinione espressa rispetto alla didattica a distanza è influenzata non solo da aspetti strettamente connessi alla fruizione delle lezioni e all’apprendimento, ma anche ad aspetti legati alla vita sociale e alle relazioni derivanti dal frequentare la scuola. Tra gli alunni stranieri è anche opinione più diffusa che la didattica a distanza abbia influenzato negativamente i voti dell’anno scolastico 2020/2021 (34,2% degli stranieri contro 25,7% degli italiani). Il 70,2% degli alunni trova inoltre più faticoso seguire le lezioni a distanza, con differenze contenute tra italiani e stranieri”.
È anche significativo che “la maggior parte dei dirigenti scolastici”, hanno continuato i ricercatori, ritenga “che lo ‘shock’ nella vita scolastica e quotidiana dei ragazzi a seguito della pandemia abbia penalizzato l’apprendimento: il 63,4% solo di alcuni studenti, il 29,8% ritiene che tutti gli studenti siano stati penalizzati e solo il 6,7% pensa che la pandemia non abbia avuto effetti negativi sull’apprendimento”.
Gli esperti dell’Istituto nazionale di statistica hanno poi rilevato che “nell’anno scolastico 2020/2021 i ragazzi stranieri hanno utilizzato in misura minore rispetto ai loro coetanei italiani il Pc per seguire la Dad: la quota è del 72,1% contro l’85,3% degli italiani; di conseguenza gli alunni stranieri hanno fatto maggiormente ricorso al cellulare per seguire le lezioni (64,3% contro 53,7%). Considerando coloro che hanno utilizzato un solo strumento, l’uso esclusivo dello smartphone ha riguardato il 16,8% dei ragazzi stranieri contro il 6,8% degli italiani”.
Sono risultati “svantaggiati rispetto agli strumenti per la didattica a distanza”, proseguono dall’Istat, “gli studenti del Mezzogiorno rispetto a quelli del Centro-nord. Nel Sud e nelle Isole la quota di coloro che si sono collegati utilizzando tra gli strumenti anche il Pc è dell’ 80,1% contro l’84,8% del Centro, l’85,8% del Nord-ovest e l’89,9% del Nord-est”.
Ma i “più svantaggiati di tutti sono gli stranieri che frequentano le scuole nel Mezzogiorno: nel 61,5% dei casi hanno potuto utilizzare anche il Pc, una quota decisamente più bassa rispetto a quelli che vivono nel Nord-est (78%), nel Nord-ovest (73%) e al Centro (70,5%)”.
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