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La democrazia può contrastare la violenza anche nella scuola?

Ogni giorno si denunciano nei social crescenti aggressioni a docenti e personale, nonché atti di vandalismo e devastazione nelle scuole. Il Parlamento e il Ministero sono intervenuti con disposizioni repressive a tutela dell’autorevolezza degli operatori. Nel contempo si chiedono soluzioni in grado di prevenire questi incresciosi episodi e di instaurare relazioni di rispetto, di stima e di collaborazione tra famiglia e scuola.

Nel tentativo di individuare le cause che sono all’origine di questi incresciosi comportamenti si impongono interrogativi anche in riferimento al come si vive la democrazia nella scuola:

1 – La democrazia, che costituisce il primo antidoto alla violenza nelle società, come mai nella scuola non è in grado di gestire i conflitti e le divergenze in modo pacifico, cercando soluzioni condivise; questo nonostante che le procedure democratiche siano state introdotte dopo il ’68 con gli organi collegiali da cinquant’anni?

2 – La democrazia è fondata sul pluralismo dei corpi sociali (partiti, sindacati, associazioni…) in grado di promuovono e difendere idealità e interessi differenziati dei gruppi sociali, perché mai l’istituzione scolastica sostiene e finanzia solamente l’associazionismo professionale e sindacale, abbandonando al volontarismo improvvisato l’associazionismo degli studenti e dei genitori, che sono le componenti di gran lunga maggioritarie e la ragione sociale dell’esistenza stessa dell’istituzione scolastica?

3 – La democrazia garantisce la libera partecipazione dei cittadini alla gestione delle istituzioni con i propri rappresentanti eletti nei consigli, come mai negli organi collegiali della scuola la maggioranza è assegnata per legge agli operatori, nonostante l’evidente conflitto di interesse, e si emargina in minoranza le rappresentanze degli studenti e dei genitori, con la conseguente difficoltà a prevenire disagi, dissensi e opposizioni?

4 – La democrazia promuove i valori della tolleranza, della solidarietà e della libertà di espressione per tutti, come mai nella scuola non si riesce a creare un clima inclusivo di disponibilità e di ascolto che, riducendo preventivamente tensioni e malcontento, realizzi rapporti costruttivi e paritari in grado di regolamentare la vita scolastica nella trasparenza e nella concordia?

Per tutelare autorevolezza del personale scolastico, in emergenza, possono essere utili le sanzioni contro i comportamenti scorretti e violenti, ma per assicurarla nel tempo sono indispensabili l’apprezzamento professionale e il consenso generalizzato tra gli studenti e i genitori, a partire dalla stima e dalla collaborazione degli eletti nei consigli di classe e di istituto, che attendono da troppo tempo una revisione radicale alla luce dei valori autenticamente democratici.

Giuseppe Richiedei

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