Sono due diverse visioni del mondo della scuola, fra destra e sinistra, che difficilmente possono trovare un punto condiviso, benché sia auspicabile.
La destra ha della scuola una visione aziendalistica: un vertice decisionista e una base a disposizione, tant’è che propone da tempo di invertire i paramenti: non il prof che sceglie la scuola ma la scuola il prof. Che potrebbe essere anche un modo per tagliare precariato ma instaurando una sorta di concorrenza fra Istituti.
Quelli più ricchi magari incentiverebbero l’arruolamento dei migliori con salari più alti, e che dunque pescherebbero utenza fra le classi più abbienti, le quali dovrebbero aggiungere al fatidico voucher, uguale per tutti, una certa somma per dotarsi anche di laboratori e strutture all’avanguardia. Una sorta di modello “sanità” privata, insomma, dentro le cui cliniche si ricovera chi ha denaro, fermo restando una sorta di graduatoria sulla base del fatturato.
Su questa linea sembra pure esserci l’Anp, l’associazione dei presidi, che lo ha proposto di recente, ma per dare più potere ai dirigenti che così, più che interessarsi di didattica, dovrebbero svolgere il ruolo di manager.
Da qui pure il supporto alle scuole private che, essendo ideologiche, si scelgono anche loro i prof che reputano più idonei a passare il messaggio che soddisfi i genitori, secondo il principio della “libertà di scelta educativa”.
La convinzione liberista insomma secondo cui la libera concorrenza migliora l’offerta anche di istruzione.
La sinistra invece dovrebbe tendere alla promozione sociale generalizzata, consentendo tutte le opportunità con una scuola aperta, pubblica e con ampia scelta di possibilità formative.
Finora tuttavia ha dimostrato di non sapere tenere questa barra, tant’è che la nave dell’istruzione pare faccia acqua da tutti i lati, mentre alcuni autorevoli suoi esponenti sono del tutto d’accordo nella valorizzazione del privato.
Dunque due visioni del mondo tra destra e sinistra ma con un solo denominatore comune: la mancanza di coraggio istituzionale a portare avanti i loro rispettivi progetti, anche se, uno stato serio, vorrebbe una riforma condivisa della scuola, un serio e rigoroso e sicuro reclutamento del personale, dei seri e stabili finanziamenti e una istruzione assolutamente competitiva col resto del mondo.
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