La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo compie sessant’anni
Il documento è nato, infatti, dall’ondata di sdegno generale all’indomani delle atrocità commesse durante la Seconda Guerra Mondiale, in cui la dignità dell’uomo era stata completamente calpestata e offesa. Non a caso il primo articolo recita: “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
La Dichiarazione deve essere, comunque, inquadrata in un ben più ampio processo storico.
Infatti, oltre ad essere il punto d’arrivo, seppure ideale, di un dibattito filosofico che nel corso degli anni ha visto protagonisti pensatori del calibro di Locke, Rousseau, Voltaire, Kant, Nietzsche e per ultimo (ma solo in ordine temporale) il cattolicissimo Jaques Maritain, che partecipò personalmente alla stesura del documento, è anche il recupero del prodotto della Costituzione degli Stati Uniti d’America e della Carta francese.
Infatti, con la rivoluzione americana si era arrivati a riconoscere all’uomo i cosiddetti “diritti di prima generazione”, ossia i diritti civili e politici, primo fra tutti la libertà religiosa e politica. Diritti, seppur tanto normali al nostro tempo, impensabili nel secolo diciottesimo!
Nel 1789 poi con la Rivoluzione francese e la stesura della “Dichiarazione del diritti dell’uomo e del cittadini” venivano, invece, riconosciuti i “diritti di seconda generazione”, ossia i diritti sociali.
La Dichiarazione dell’Onu del 1948 non è altro che la sintesi, compiuta e ragionata, dei due documenti americani e francesi. Tant’è che si può dividere in due grandi macroaree: “diritti civili e politici” e “diritti economici, sociali e culturali”.
Inoltre, il preambolo e i trenta articoli che la compongono possono essere organizzati in uno schema ben preciso:
• il preambolo che enuncia i motivi di ordine storico e sociale per cui si è resa necessaria la stesura della Dichiarazione;
• gli articoli 1 e 2 per i concetti basilari di libertà ed eguaglianza;
• gli articoli dal 3 all’ 11 per i diritti individuali;
• gli articoli dal 12 al 17 per i diritti dell’individuo verso la comunità;
• gli articoli dal 18 al 21 per le cosiddette “libertà costituzionali”, quali libertà di pensiero, opinione, fede e coscienza, parola, associazione pacifica;
• gli articoli dal 22 al 27 per i diritti economici, sociali e culturali;
• gli articoli conclusivi dal 28 al 30 per le modalità generali di utilizzo di questi diritti e gli ambiti in cui tali diritti non possono essere utilizzati.
Giovanni Paolo II ha considerato la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo come “pietra miliare sulla via del progresso morale dell’umanità”. Ma in alcune parti del mondo, a parte quello occidentale, i princìpi sanciti dalla Dichiarazione dell’Onu non vengono ancora del tutto rispettati. Addirittura stiamo assistendo ad un acuirsi di certe recrudescenze che anche nella civilissima Europa sembravano scomparse per sempre.