I lettori ci scrivono

La didattica a distanza è distante dalla didattica

Il giorno 3 GIUGNO 2020 si è tenuto il collegio dei docenti per deliberare i criteri di valutazione del corrente anno scolastico e per votare alcune delibere su progetti da attuare l’anno prossimo.

Fermo restando il mio abituale rispetto per le istituzioni voglio chiarire che intendo poter esprimere la mia opinione in qualità di docente con molti anni di esperienza e di formazione, senza dovermi sentire schernita o isolata.

La valutazione è tra gli argomenti più dibattuti della Scuola, per questo motivo voglio fare una riflessione su quanto il nostro ruolo di formatori/educatori, a mio avviso, si stia impoverendo sempre di più, mentre aumenta l’esecuzione di compiti d’ufficio: compilazioni di tabelle, griglie, statistiche, sondaggi vari…, non ultime le tanto dibattute prove INVALSI.

Mi piace pensare “davvero” ad una Scuola del confronto, dove chi esprime le proprie opinioni viene ascoltato senza pregiudizi e con l’attenzione consona che spetta a un professionista del settore. Molto spesso, anzi troppo spesso, la scuola emargina i professionisti che non sono “in linea” con un determinato gruppo o con un certo orientamento.

Ciò è paradossale soprattutto quando ci troviamo ad essere le stesse persone che devono disquisire su argomenti legati all’inclusione, al recupero di chi è in difficoltà, all’accoglienza, si parla di cooperazione, scambio delle esperienze….ma siamo davvero in grado di occuparci nella maniera adeguata di tutto questo?

Intendo anche chiarire perché dissento sulla scelta di partecipare, come Istituto, alla richiesta di finanziamenti per progetti vari, la mia opinione non vuole essere offensiva, ma semplicemente riportare l’attenzione sulle condizioni in cui versa la Scuola e che bisognerebbe, secondo me, finanziare prioritariamente quanto è necessario per metterci in condizione di continuare ad offrire questo servizio: ristrutturazione edifici fatiscenti, pagamenti adeguati agli insegnanti, fondi per le supplenze, …. la lista è infinita, come sappiamo bene tutti.

Io continuo a pensare che i progetti dovrebbero partire dai docenti e che le collaborazioni con il territorio bisognerebbe farle scaturire dalle esigenze delle singole classi, più incontri di plesso ne favorirebbero anche un’ ampia condivisione e gli stessi insegnanti sarebbero lieti di sottoporre le loro scelte all’attenzione del collegio dei docenti, motivandole. In ogni caso trovo sia un atto di grave irresponsabilità che si trovino i fondi per finanziare qualunque cosa che non sia in relazione con l’urgenza di garantire un servizio pubblico e il diritto all’istruzione per tutti, da qualunque parte arrivino le proposte.

Tornando ai criteri, io penso che la valutazione degli allievi sia lo specchio del modus operandi di un Istituto e mi piace pensare ad una Scuola che qualunque metodo adotti tenga sempre presente il pensiero sulla valutazione espresso dalle indicazioni per la Scuola Primaria.

La valutazione 

Al fine di assicurare un’effettiva valutazione dei punti di partenza e di arrivo, dei processi, delle difficoltà riscontrate e degli interventi compensativi attuati, gli insegnanti devono raccogliere in maniera sistematica e continuativa informazioni relative allo sviluppo dei quadri di conoscenza e di abilità, alla disponibilità ad apprendere, alla maturazione del senso di sé di ogni alunno.
Le informazioni devono essere raccolte in forma sintetica, secondo criteri che assicurino un positivo confronto dei livelli di crescita individuali e collettivi. Le modalità e gli strumenti della raccolta di informazioni saranno differenti e sempre pertinenti al tipo di attività preso in considerazione…

Il complesso delle osservazioni sistematiche effettuate dagli insegnanti nel corso dell’attività didattica costituirà lo strumento privilegiato per la continua regolazione della programmazione, permettendo agli insegnanti di introdurre per tempo quelle modificazioni o integrazioni che risultassero opportune.
La comunicazione dei risultati di tale attività di valutazione ai soggetti interessati (famiglie e scuole) deve documentare anche quanto la scuola ha fatto e si impegna a fare in ordine allo sviluppo del singolo e del gruppo.
L’attività di programmazione e di verifica deve consentire agli insegnanti di valutare l’approfondimento della loro preparazione psicologica, culturale e didattica anche nella prospettiva della formazione continua.

In tale prospettiva io considero il voto, per antonomasia, un’azione che rifugge da schemi troppo rigidi e validi per tutti, tali criteri si allontanerebbero dalle indicazioni Ministeriali di chiara impostazione pedagogica; io reputo che sia necessario cucire il voto su ogni allievo, considerandone tutte le sfumature e le specificità, trovo per questo molto utile, specialmente in questo periodo, un breve commento dell’insegnante, lasciare il voto del primo quadrimestre e mantenere un atteggiamento incoraggiante, focalizzando l’attenzione sulla valutazione in funzione del lavoro didattico, secondo il binomio insegnamento/apprendimento con tutti i significati ad esso connessi.

In questo periodo le motivazioni che hanno determinato l’attenzione e la partecipazione degli alunni sono molteplici e spesso esulano dai parametri abituali, molte famiglie per pudore non hanno manifestato le loro difficoltà, altre si sono mostrate poco collaborative per le più svariate ragioni e dovremmo penalizzare gli alunni? Continuo a pensare che in una situazione straordinaria bisogna adottare soluzioni straordinarie. Io non me la sento di esprimere valutazioni in queste circostanze.

Nel caso dovessero passare indicazioni o schemi atti a valutare questo periodo allegherò la mozione di minoranza per non tradire il mio mandato, che in questo momento così delicato ho creduto di declinare in questo modo: ho cercato di rendere più lieve possibile il disagio che i miei alunni e le loro famiglie stavano attraversando; ho cercato di utilizzare i compiti come risorsa/scusa per tenerci in contatto, per non staccare la comunicazione e per far sentire la mia presenza, sia come loro maestra, sia come istituzione scolastica che si prende cura dei propri allievi; ho provato a rendere ancora più coinvolgenti del solito i lavori da svolgere, per distrarre la loro attenzione dal difficile momento storico e dal fatto che non ci stavamo incontrando; ho lasciato che mi contattassero tutte le volte che ne sentissero la necessità; ci siamo fatti tante promesse da mantenere al rientro, luoghi da visitare, persone da incontrare…; ho cercato di aumentare la collaborazione con i colleghi, per condividere quanto più possibile lo spirito di incoraggiamento, l’azione interdisciplinare e non per livellare gli apprendimenti o per terminare il programma, con alcuni ci siamo sentiti anche tutti i giorni e più volte al giorno, consci delle responsabilità di cui all’improvviso venivamo investiti. Probabilmente non tutti saranno d’accordo, però chiedo scusa se salvaguardare la serenità degli alunni resta il mio obiettivo prioritario, con i nostri siamo riusciti a mantenere viva la relazione di classe.

Considerato che è a loro, prima di ogni altro, che dobbiamo rispondere della nostra capacità professionale sono soddisfatta del risultato e non credo sia indispensabile mettere un voto a tutto questo.

 

Gaia Colosimo

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