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La didattica a distanza? In molti casi non viene praticata

Il Ministro dell’Istruzione e quasi tutta la stampa, accreditano che tutte le Scuole stiano funzionando con il ricorso alla modalità didattica a distanza e con grande impegno dei docenti.

Le assicuro che, in base alle mie conoscenze e al vissuto di mia nipote, in quarta elementare a Roma, in un quartiere di estrazione sociale medio/alta, la didattica a distanza non è praticata, con grave danno per gli studenti, sotto tutti gli aspetti.

Le Direttive ministeriali e la  Nota 338, del 17 marzo 2020 suggeriscono “ di attivare modalità didattiche a distanza ….. ; mette a disposizione gratuitamente piattaforme e un soccorso di servizio digitale … e tante altre iniziativa anche lodevoli.

Tutto questo sforzo ministeriale per lasciare alla libera volontà dei dirigenti e a quella, ancora più discrezionale, dei docenti di impegnare parte del loro tempo retribuito, che ormai trascorrono nei rispettivi paesi di origine perlopiù al sud, all’azione didattica a distanza.

In questa situazione,bla libertà di azione, in almeno il 40% dei casi, equivale alla non azione!

Ma, il ministro Azzolina è informata della reale situazione nelle scuole?

In queste condizioni il divario tra scuole si aggrava, aumenta la sfiducia nelle istituzioni anche a scapito di quella parte di insegnanti responsabili e preparati.

Il Parlamento, con Decreto 22 dell’otto aprile, a circa 40 giorni dalla chiusura delle scuole, ha reso  obbligatoria la didattica a distanza, ma ancora una volta non stabilisce un minimo di impegno orario settimanale e non responsabilizza realmente i Dirigenti.

Intanto, a oggi 15 aprile, le assicuro che la scuola elementare frequentata da mia nipote a Roma e la quasi totalità delle scuole in Sardegna, dove io risiedo, non garantiscono il diritto all’Istruzione.

Smettiamola di ringraziare la totalità dei docenti, solo una parte di loro ha senso di responsabilità!

Ci aspettiamo dal Ministro indicazioni precise alle scuole e monitoraggi sui risultati.

 

Rosa Piras

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