Didattica

La didattica a distanza lascia indietro uno studente disabile su quattro: indagine Lumsa-Fondazione Agnelli

“Nonostante gli sforzi messi in campo dalle scuole, la didattica a distanza (DaD) lascia indietro almeno 1 alunno con disabilita’ su 4”. È quanto emerge dall’indagine preliminare realizzata nell’ambito del progetto ‘Oltre le distanze’, promosso dalla Fondazione Agnelli, l’Università di Bolzano, l’Università Lumsa e l’Università di Trento.

Il questionario online è stato volontariamente compilato da 3.170 docenti curricolari (16%) e di sostegno (84%).

La quasi totalità dei rispondenti (9 su 10) lavora presso scuole o enti di formazione regionale che hanno attivato la DaD in modo sistematico.

Le ragioni dell’eventuale mancata attivazione – in tutta la scuola (2%) o in alcune classi (7%) – citate con maggior frequenza rimandano alle scarse dotazioni tecniche delle famiglie, alla mancanza di formazione specifica per i docenti e ritardi organizzativi sofferti da alcune comunità scolastiche.

“Secondo i docenti – si legge nell’indagine – nel 44% dei casi riportati, gli alunni con disabilità sono ben integrati nelle pratiche di DaD della classe, nel 19% dei casi sono stati attivati percorsi di DaD individualizzata”.

Il dato si “aggrava” se si considera che per un altro 10% dei casi il Pei (Piano educativo individualizzato) “non lascia spazio a interventi di sostegno da remoto. La risposta all’emergenza è stata in ogni caso sorprendente se si considera che solo una piccola quota dei docenti (il 14%) dichiara di avere già avuto modo di utilizzare gli strumenti tipici della DaD prima dell’emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19”.

Oltre che sui docenti, la DaD pone molta pressione sulle famiglie e non tutte riescono a coadiuvare i figli con disabilità nelle attività da remoto.

“La metà dei docenti (50,3%) sostiene di essere a conoscenza di situazioni di difficoltà presso le famiglie e le ragioni rimandano in particolare alla scarsità di dotazioni (device, connessioni) e competenze informatiche. Tuttavia – continua la ricerca- i docenti rimarcano che un adeguato supporto domestico alla DaD è spesso impedito dallo svantaggio socio-culturale di alcuni contesti familiari, al quale possono sommarsi le difficoltà linguistiche nel caso di nuclei familiari di origine straniera”.

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