Le ricorrenti riflessioni sulla didattica a distanza non colgono il cuore del problema: si dibatte di aspetti marginali, di superficie, come spesso avviene per le questioni scolastiche. La parola “didattica” é scissa dal suo contesto generativo: ambiguità e indeterminatezza la connotano.
E’ noto: la didattica ha come oggetto i metodi di insegnamento.
Si tratta d’identificare strategie educative, da ideare in funzione delle finalità formative e della tipologia dei destinatari.
Le problematiche della scuola materna, della primaria, della secondaria di primo e di secondo grado, dell’università non sono sovrapponibili, come quasi sempre è avvenuto in questi giorni.
Sceglieremo, come campo d’indagine, la scuola secondaria di secondo grado la cui finalità traspare dalla griglia ministeriale di valutazione del colloquio dell’esame di Stato 2020. Da essa si deducono gli aspetti che dovrebbero qualificare la “progettazione dell’azione educativa” del Collegio dei docenti: il primo riguarda la promozione e il consolidamento delle capacità degli studenti, il secondo concerne la dilatazione del concetto di “materia di insegnamento” che deve essere arricchito con i tipici “metodi di ricerca delle diverse discipline del curricolo”.
Il campo entro cui la didattica deve essere elaborata è stato circoscritto: collegialità e insegnamento per problemi sono i suoi caratteri dominanti. Tutti gli insegnamenti, coordinati, devono concorrere a promuovere e consolidare le qualità intellettive e operative degli studenti, traguardi che l’insegnamento per regole non riesce a conquistare.
Solamente dopo aver definito la strategia educativa si può soppesare la questione tecnologica: sono da individuare le risorse informatiche che meglio rispondono alle esigenze didattiche della scuola.
Enrico Maranzana
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