In questo lungo periodo di sospensione delle attività didattiche, le scuole stanno provvedendo a porre in essere tutte le condizioni possibili per realizzare la modalità di didattica a distanza.
Ritengo opportuno condividere alcune considerazioni, partendo dalla convinzione che, sotto il macigno di questa devastante pandemia, la relazione della didattica a distanza debba attestarsi soprattutto quale capacità della scuola di saper realizzare una dimensione autentica, di vicinanza e di senso capace di coinvolgere gli studenti sia sul piano cognitivo che su quello emotivo.
Per questo è necessario fare in modo che ogni alunno possa percepire la DaD come un’opportunità straordinaria, aperta e costruttiva, in cui per la prima volta non è lui che va a scuola ma è la scuola che entra in casa sua e vi entra nel modo migliore, forte della sua tradizione pedagogica e della sua consolidata esperienza didattica.
Pertanto, gli aspetti più asfittici e burocratici dovrebbero avere un posto marginale rispetto alla volontà di ricercare, tutti insieme, dirigenti scolastici, docenti, team digitale, ecc., tutte quelle condizioni utili per progettare e realizzare, anche attraverso tentativi ed errori, “lezioni” a distanza, capaci di rimodulare la relazione tra i docenti e gli studenti e di creare condizioni nuove rispetto ai tempi e agli spazi dell’apprendimento, decisamente modificati.
In questi giorni proliferano le piattaforme digitali, i link per scaricare materiali didattici, gli ambienti virtuali destinati alla DaD, ma tutta questa abbondanza a poco serve senza una visione progettuale che risulti coerente con i bisogni e le aspettative dei reali destinatari domiciliati in casa.
In altre parole la DaD non può tradursi in una mera assegnazione di pagine da leggere ed esercizi da svolgere, quanto piuttosto come possibilità, per i docenti e per gli studenti, di rimodellare il linguaggio epistemologico dei saperi attraverso rinnovate modalità di ascolto, di ricerca, di confronto, di interazione.
La DaD non può attestarsi solo come sostituzione del luogo fisico con quello “virtuale”, ma deve trascinarsi dietro una generosa passione che riesca a trasmettere, agli studenti della generazione #IoRestoaCasa, oltre a nuove conoscenze anche la speranza, l’ottimismo e la voglia di tornare a scuola a guardarsi negli occhi, a riprendere, appena sarà possibile, il lavoro d’aula, quel lavoro fatto di relazioni umane, di ascolto, di proposte didattiche, di verifiche e di valutazioni, di ansie e incomprensioni, di tutto quello che li aiuterà a crescere e che si porteranno dietro per tutta la vita.
Luigi Giulio Domenico Piliero – Dirigente scolastico
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