Sulle linee guida ministeriali della DDI, i modelli di lavoro inclusivi sono tra le modalità prioritarie suggerite per la didattica in presenza e a distanza e per la didattica interdisciplinare. Ma cosa si intende esattamente per didattica inclusiva? Inclusiva per chi?
La didattica inclusiva è una didattica speciale orientata prima di tutto alla diversità, ai soggetti diversamente abili, alle situazioni di disadattamento, svantaggio, atipicità, ma non si esaurisce in questo, estendendosi a tutti.
L’inclusività, infatti, comporta che qualunque “differenza”, non la sola “diversità”, venga riconosciuta da questa attenzione didattica.
In altre parole “diverso” e “differente” a livello pedagogico-didattico sono due concetti quasi antitetici.
Diverso è colui il quale viene percepito con bisogni speciali nel confronto con altri; differente è chiunque rispetto a chiunque altro. La didattica inclusiva è cioè una didattica che tiene conto delle individualità, delle potenzialità, delle peculiarità di ognuno.
Sul manuale di Didattica Generale di Mario Gennari si legge: “Mentre la diversità implica una comparazione tra soggetti, la differenza restituisce le proprie peculiarità a ciascun soggetto, valorizzandone le personali abilità, qualunque esse siano.”
Dovrebbe essere chiaro adesso quanto il riconoscimento delle differenze tra gli alunni sia proprio la cifra della didattica inclusiva.
Su questi argomenti segnaliamo il corso del nostro formatore Marco Catania, Esempi di didattica inclusiva, in programma per il 7 e 9 ottobre, che si pone l’obiettivo di fornire modelli pratici di lavoro immediatamente spendibili in classe.
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