L’Associazione Centro Elis (acronimo che sta per “Educazione, lavoro, istruzione, sport”) ha commissionato, nel mese di giugno 2011, un’indagine su un campione rappresentativo di maggiorenni di tutta Italia per rispondere ad alcune domande relative alla percezione del problema dell’accesso dei minori alla pornografia su Internet e alle azioni per tutelarli.
Tre le domande del rilevamento a campione:
1) Fino a che età bisogna evitare che i minorenni accedano alla pornografia su Internet?;
2)Conosce i sistemi per impedire ai minori di accedere ai contenuti pornografici su Internet?;
3) Ha installato sistemi di protezione della navigazione Internet per i suoi figli?
Dalle risposte alla prima domanda risulta che sono pochissimi (appena il 2,1 per cento) coloro che propugnano una presunta “libertà” di accesso alla pornografia da parte di bambini anche piccoli. Quasi il 98% ritiene invece che fino a 10 anni sia negativo per un bambino accedere a contenuti pornografici in rete. Più del 97% sposta questa età almeno a 12 anni, quindi oltre la scuola primaria. Infine la netta maggioranza degli italiani (65,3%) ritiene che tutti i minorenni dovrebbero essere tutelati dall’esposizione al sesso esplicito su Internet.
Oltre la metà degli italiani non sa come tutelare i bambini nella navigazione Internet: il 48,2 per cento dichiara di conoscere strumenti di tutela, a fronte del 51,8 per cento che non conosce sistemi di controllo.
È ovvio –è stata la conclusione dell’indagine- che non è sufficiente un filtro, un parental control, per evitare la pedofilia, ma si tratta di una componente di difesa da non trascurare.
Va anche rilevato che l’uso in casa di tali sistemi di controllo per i bambini non è risolutivo, sia per la loro parziale efficacia nel selezionare i contenuti da evitare, sia perché i minori possono accedere a Internet da altre fonti non protette. La qualità del rapporto genitore-figlio è sempre la chiave del problema e la migliore prevenzione.
Va anche rilevato che l’uso in casa di tali sistemi di controllo per i bambini non è risolutivo, sia per la loro parziale efficacia nel selezionare i contenuti da evitare, sia perché i minori possono accedere a Internet da altre fonti non protette. La qualità del rapporto genitore-figlio è sempre la chiave del problema e la migliore prevenzione.
Il problema si pone anche a scuola dove, soprattutto nelle scuole primarie, manca personale tecnico competente e le reti a disposizione dei bambini sono spesso poco o per nulla protette.
L’annunciata diffusione dell’accesso Internet in modalità wireless in tutte le scuole d’Italia amplia ancora di più i rischi.
È significativo notare che le proteste di alcuni genitori e docenti per questa iniziativa – in sé lodevole – dei ministri Brunetta e Gelmini si siano soffermate sui presunti danni da esposizione alle radiazioni elettromagnetiche, tema certamente importante, ma per il quale gli studi scientifici non hanno ancora dimostrato nulla in modo inequivocabile.
D’altronde –è il commento finale della ricerca- quegli stessi genitori forniscono ai loro figli telefoni cellulari, con un’esposizione molto ravvicinata alle sorgenti di onde radio per le quali ci sono studi controversi relativamente alla pericolosità in età giovanile.
Invece non si sono quasi per nulla levate voci preoccupate per la maggiore facilità di accesso a contenuti inadatti ai bambini – non solo pornografia, ovviamente – causata dalla disponibilità di connessione continua e non protetta nelle scuole.
Alla terza domanda hanno risposto solamente i genitori di figli minorenni: per il “no” lapercentuale ha raggiunto l’83,1% ,il “sì” il 16,9%.