Home Didattica La differenza a scuola? Il tempo, lo spazio, il curriculo

La differenza a scuola? Il tempo, lo spazio, il curriculo

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In vari articoli su questo portale ne abbiamo a lungo parlato, oggi pare che una di queste scelte da noi propiziata venga accolta con lusinghieri risultati e descritta, insieme con altri elementi innovativi, da esperte ricercatrici di Indire e riportate dal quotidiano Il Domani.

Questi elementi di innovazione organizzativa riguardano il tempo, lo spazio e il curricolo.

Col riferimento al tempo, importante sarebbe il suo uso flessibile, nel senso di non adoperarlo “per garantire la settimana corta o per agevolare il sistema dei trasporti”; il cambiamento avviene su due le direttrici fondamentali: la compattazione e la riduzione delle ore.

Relativamente alla riduzione “dell’unità oraria di cinquanta minuti” in alcune scuole si sono garantite, all’interno del curricolo e non come aggiunta extracurriculare, delle attività quali i corsi di recupero sin dall’inizio dell’anno, senza attendere la fine del quadrimestre e con un insegnante diverso dal proprio. Ma si è pure offerto potenziamento con attività specifiche o altre attività non convenzionali, legate al piano di studi: un linguistico, per esempio, ha proposto il cinese in orario curriculare, mentre un liceo classico ha proposto lo studio della retorica”.

Relativamente alla compattazione oraria, alcune scuole hanno deciso di compattare il monte ore di alcune discipline in un solo quadrimestre, e quindi il corso italiano, per esempio, si consuma tutto nel primo quadrimestre, quello di matematica nel secondo.

Il vantaggio, sperimentato, sarebbe quello di  “avere metà delle discipline da affrontare contemporaneamente. Da anni notiamo che l’affastellamento delle discipline manda in crisi gli studenti per l’eccessivo carico cognitivo: se in un giorno hai cinque discipline che viaggiano su binari paralleli e ti interrogano pure, il metodo di studio finisce per essere disorganico e immaturo”

Ma si può pure compattare a livello settimanale. In pratica, tutte le materie umanistiche si svolgono nella prima parte della settimana e così via. Con questo tipo di compattazione il docente dispone di più ore al giorno, può lavorare con meno stress e proporre anche attività didattiche per competenze, 

Lo spazio, si gioca essenzialmente su tre aspetti: funzionalità, estetica e messaggio simbolico, cosicché l’aula diventi, attraverso segnali evidenti, la casa degli alunni o come spazio “liberato dal vincolo degli oggetti, libera dallo schema statico del modello didattico frontale”. In alcune scuole hanno incominciato a far muovere gli studenti e non gli insegnanti; e ci sono scuole che hanno modificato anche gli spazi esterni all’aula in prospettiva di apprendimento con un’agorà con pianoforte e altre zone di disimpegno.

Il curriculo e il mancato dialogo fra le discipline. “In Italia perdiamo spesso di vista l’unitarietà tra le discipline, anche se i rilievi Invalsi ci dicono tutti gli anni che i ragazzi compiono errori in matematica perché non comprendono bene il testo della traccia in italiano”.

Ed ecco l’esempio di una scuola dove si utilizza la narrazione per la costruzione del curricolo. Una “trama predefinita” insomma in cui il protagonista della storia che ha intenzione di aprire un’azienda, dovrà fare i conti  con delle conoscenze e competenze essenziali, come la partita doppia o avrà  bisogno delle lingue per scrivere alle agenzie di viaggio straniere e così via.

In ogni caso, il Mim dovrebbe fissare e definire con precisione le competenze terminali per ciascuna materia, i livelli essenziali dei saperi, i traguardi formativi così come è stato fatto per le lingue straniere secondo il “Quadro Comune Europeo di Riferimento del Consiglio d’Europa. Competenze cha da anni si promettere di elaborare e implementare in ogni scuola per ciascuna disciplina ma che finora non ha avuto luogo”.