La professione docente è tra le più impegnative che richiede doti, formazione e competenze di natura specifica.
L’evoluzione della società e in particolare delle persone richiede impegno per affrontare il lavoro in classe che ogni giorno e situazione presentano ricorrendo alle proprie forze e con il sostegno altrui.
Molte volte, però, il docente si trova da solo a far fronte a problematiche implicite alla sua funzione.
Il quotidiano relazionarsi con il mondo della scuola, nei suoi ordini e gradi, comporta complessità quotidiane da studiare, risolvere ed adottare strumenti da utilizzare.
E non è detto che si trovi la soluzione più idonea.
“Questa mattina entro in classe e mi trovo a spiegare una lezione dai contenuti un po’ pesanti. Voglia o no sono tenuto a trattarla. Come posso fare con una classe il cui interesse e partecipazione al dialogo educativo sono quelli che sono e la disciplina lascia desiderare?”.
Oppure: “Sono chiamato ad andare in una classe, che non è la mia, per fare la sostituzione di un collega assente. Cosa faccio? Solo vigilanza o piuttosto mi adopero per ottenere interesse ed attenzione del gruppo classe per rendere un servizio utile affinché il tempo non passi inutilmente”.
E’ una situazione questa che se si conosce il giorno prima si può programmare qualcosa. Se succede il mattino stesso allora diventa opportuno anche inventare, se necessario.
Serve empatia? Autorevolezza? Capacità di mantenere l’ordine e la disciplina?
Quante volte ci siamo posti queste domande cercando di trovare una risposta.
Si nota un atteggiamento positivo o piuttosto si rilevano confusione, indifferenza, distrazione, studio di “altre materie”, od uso illecito di cellulari?
E qui entra in gioco un’altra importante variabile che è il: “patti chiari, amicizia lunga”.
Ma non a livello di singolo, bensì di Consiglio di Classe e a cui ogni docente dovrebbe attenersi.
Un discorso del genere potrebbe sortire i suoi effetti se fosse rispettata la continuità didattica.
Nella realtà non è sempre così ed allora le conseguenze non tarderanno a verificarsi.
E per i provvedimenti disciplinari presi per valide e motivate ragioni come reagiranno gli alunni e le loro famiglie?
Riconosceranno ed accetteranno la giusta punizione? O adiranno alle vie legali? E i soggetti fragili? E le reazioni di violenza perpetrate verso gli insegnanti non lasciano i loro segni?
Giovanni Todeschini
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