Si pensa ad una scuola dove i vecchi libri cartacei, che odorano di stampa, lasciano o avrebbero dovuto lasciare il passo ai tablet , dove in 16 Giga trovi tante informazioni e innovative applet. In sostanza nella scuola cambia tutto, ed anche in fretta, cambia anche il modo di fare didattica, che si dovrebbe adeguare alle nuove strumentazioni tecnologie. Ad esempio un docente di fisica per spiegare efficacemente la scomposizione di un vettore lungo due direzioni, sarebbe obbligato, dalla modernità tecnologica, ad utilizzare un applet di java, da scaricare sui tablet degli alunni, che con una semplice movimento delle dita della mano scompone automaticamente il vettore, facendo vedere in presa diretta come si formano le sue componenti lungo due direzioni scelte dallo stesso studente.
È in dubbio che internet e le nuove tecnologie, sempre più presenti e importanti nella vita quotidiana dei giovani, hanno rivoluzionato anche alcuni aspetti del processo di apprendimento e quindi è del tutto naturale che c’è bisogno di docenti giovani e che conoscano il rivoluzionario mondo delle nuove tecnologie per attuare una didattica più moderna e che sia in sintonia con il modello di apprendimento di questa era tecnologica.
È difficile, per docenti ultra sessantenni, adeguarsi ad un mutamento così radicale che sta al di fuori della forma mentis di docenti che hanno tanto contribuito alla crescita della scuola, ma che oggi non riesco a stare al passo con questa repentina innovazione didattica-tecnologica. Sarebbe giusto e sacrosanto dare la possibilità, economicamente vantaggiosa, di poter andare in pensione, a chi ha almeno raggiunto la ben nota quota 96. Invece, a tutto questo continuo mutamento della scuola e all’introduzione dell’ innovazione tecnologica, corrisponde un preoccupante immobilismo sul ricambio generazionale del corpo docenti. Questo fatto risulta essere una vera e propria discrasia logica, ed è del tutto evidente, che ciò non è per nulla funzionale al miglioramento della nostra scuola pubblica. Attraverso la legge Fornero sulle pensioni, che per la scuola, rispetto agli altri settori dell’Amministrazione pubblica, è stata particolarmente punitiva, il corpo docenti invecchia sempre di più.
La legge Fornero, lo vogliamo ricordare, allunga sostanzialmente l’età lavorativa sia per gli uomini che per le donne riduce il turn-over degli insegnanti di oltre il cinquanta per cento. Una legge che unicamente per la scuola, ha bloccato in servizio, per una questione di finestre d’uscita, che nella scuola sono uniche (settembre), i quota 96, che si sono visti slittare la pensione di 3 o 4 anni in avanti. Si sarebbe trattato di mandare in pensione qualche migliaio di docenti, da rimpiazzare con giovani leve, che meglio avrebbero potuto contribuire all’innovazione tecnologica tanto voluta dal ministro Profumo.
Il crollo dei pensionamenti è statisticamente notevole, si tratta di numeri che rispetto al 2012-2013, sono inferiori del 52%.I docenti che andranno in pensione da settembre sono 10.009, mentre nello scorso anno scolastico sono stati 21.112. La differenza tra i pensionati dell’anno passato e quelli attuali è pari al numero dei docenti che dovrebbero entrare in ruolo tramite il concorso indetto in luglio dal Miur. Ci piace comunque sottolineare questa discrasia fra innovazione tecnologica nelle scuole e invecchiamento dei docenti
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