È possibile una diagnosi precoce della dislessia, senza far vivere inutili stress ai più piccoli, grazie a un videogioco inventato a Milano da una equipe di ricercatori che sanno bene essere la popolazione scolastica italiana con DSA oltre il 3,2%, un numero triplicato in dieci anni. Nei Paesi anglofoni, invece, questa percentuale sale al 17%, coinvolgendo maggiormente il sesso maschile.
Così, durante l’hackathon milanese sviluppatrici e sviluppatori, psicologhe e psicologi, game designer e game artist si sono sfidati, mettendo in comune le loro competenze, per realizzare un applied game, non invasivo ed inclusivo, per lo screening della dislessia in fase prescolare, dai 5 ai 7 anni.
“Il gioco -precisano gli esperti- è il luogo ideale per l’incontro, anche quando di natura psicoeducativa. Da qui l’idea di guardare più da vicino i giochi con finalità anche educative, spingendo i nostri studenti ad esplorare tutti gli ambiti del mondo videoludico”.
Al progetto, promosso da SAE Institute Milano e co-finanziato da CEI Initiative, hanno aderito 5 atenei, quali SAE Institute Belgrade (Serbia), Babes-Bolyai University (Romania), University of Banjia Luka (Bosnia and Herzegovina), University of Crne Gore (Montenegro) e University of Szeged (Ungheria).
“Di solito i bambini vengono sottoposti a una serie di test che, per quanto giocosi, possono provocare un certo stress, perché comunque vengono percepiti come prove di valutazione”, mentre con un gioco, o meglio con un videogioco, si ottengono risultati migliori e senza stress.
“L’obiettivo dell’applied game è prima di tutto quello di coinvolgere e far divertire tutti i bambini. Dai risultati ottenuti, poi, i genitori possono estrapolare alcuni indicatori utili a capire quando è meglio procedere ad un approfondimento”.
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