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La dispersione? Si combatte anche creando laboratori fuori dall’aula

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Un modo diverso per combattere la dispersione scolastica e le difficoltà di apprendimento legate ai problemi sociali: partecipare quotidianamente a “laboratori esperienziali” fuori dall’aula e tornare in classe per rielaborare l’esperienza vissuta. Ad ideare e sperimentare il metodo, su alcune classi per ragazzi disagiati della periferia di Milano (zona 8) e della Locride che altrimenti rischierebbero di abbandonare la scuola, sarà la Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi. Per il primo anno sperimentale i beneficiari dell’iniziativa – chiamata  ‘Progetto don Milani 2. Una nuova avventura scolastica’ – avranno un’età compresa tra 13 e 16 anni e verranno preparati, con lezioni innovative, al diploma di licenza media.
L’iniziativa è stata presentata il 4 novembre a Milano, durante una conferenza stampa alla presenza del sacerdote. Il quale ha detto che negli ultimi anni si è venuta a creare una nuova emergenza: quella degli adolescenti difficili, poco compresi e forse non a caso riprodotti sistematicamente attraverso il piccolo e grande schermo. Dando spesso alla scuola colpe che vanno al di là di quelle effettive. Anche don Mazzi, però, non è tenero con il sistema d’istruzione italiano: sostiene, infatti, che la scuola è oggi molto più attenta all’infanzia e all’età adulta che all’adolescenza, “periodo strategico” della vita. Venticinque anni dopo il nostro arrivo al parco Lambro di Milano dove c’era solo droga e disperazione oggi vediamo che c’è una nuova emergenza, cioè la condizione dei nostri adolescenti, parte – ha aggiunto don Antonio Mazzi – di una società che non riesce più a capirli“. Ad iniziare dalle famiglie dei ragazzi, le quali pur non essendo utenti diretti del progetto verrà chiesto loro di partecipare a un incontro periodico.
Tra i finanziatori del progetto c’è anche un partito politico: l’Italia dei valori, il cui leader, Antonio Di Pietro, ha annunciato che verserà 100.000 euro: “Sono soldi dei cittadini – ha detto l’ex pm – e non nostri. Ci impegniamo anche a presentare una proposta di legge che trovi risorse finanziarie per questo progetto dai beni confiscati e sequestrati alla mafia in modo che non finiscano in un calderone, ma siano destinati a progetti specifici. Oltre ai finanziamenti serve anche il riconoscimento delle scuole e ci siamo già attivati con il provveditore di Milano e di Reggio Calabria“.