Ritratto di donna. Il sogno degli anni Venti e lo sguardo di Ubaldo Oppi” è il titolo della mostra aperta fino al 13 aprile 2020 a Vicenza.
Al centro dell’esposizione è la figura femminile, vista soprattutto attraverso la pittura di Ubaldo Oppi, ma anche di altri artisti dell’epoca, un periodo storico tumultuoso, pieno di fermenti e di stimoli.
La pittura di Ubaldo Oppi
Ubaldo Oppi (Bologna 1889-Vicenza 1942) visse intensamente gli anni della Belle Époque prima del conflitto mondiale. Fu a Vienna e a Parigi, il principale laboratorio delle avanguardie, dove soggiornarono tutti gli artisti del momento. Allo scoppio della prima guerra mondiale, combatté come alpino. Negli anni Venti si trasferì a Milano, e qui ebbe inizio la seconda stagione pittorica, cui appartengono le opere più famose. Dal 1922 al 1924 aderì al movimento artistico “Novecento”, che, guardando al classicismo della trazione italiana del Quattrocento e del Rinascimento, rende la figura umana plastica e robusta, carnosa e sensuale quella femminile. Tuttavia l’atmosfera è ben diversa dalla classicità, si percepiscono le inquietudini dell’epoca, si rappresentano alcuni temi scandagliati anche in letteratura, come quello del doppio. Il soggetto si staglia su sfondi naturalistici o su scenari immobili, sospesi, quasi metafisici. È la fase del “Realismo magico”, cui appartengono diverse opere, quali “Le amiche” del 1924, diventato il manifesto della mostra, e il “Ritratto della moglie sullo sfondo di Venezia” del 1921, tutto sui toni del verde acqua, dal mare all’abito della donna, della quale risalta l’incarnato chiaro e luminoso, l’eleganza curata nei minimi particolari e l’aria dolce e serena.
Nell’ultima fase della sua vita, Oppi maturò la conversione al cattolicesimo, si isolò e produsse solo pittura religiosa, eseguendo degli affreschi nella basilica di S. Antonio a Padova e nella chiesa di S. Maria a Bolzano Vicentino.
La donna nel sogno degli anni Venti
Come si capisce dal titolo, la mostra ha il duplice obiettivo di far conoscere la pittura di Oppi, in prevalenza ritratti e nudi femminili, ma anche di far vedere, attraverso il percorso espositivo articolato in varie sezioni, l’evoluzione del ruolo della donna nel periodo fra le due guerre, il sogno di affermazione ed emancipazione. Per esempio attraverso la moda. Sono in esposizione degli abiti bellissimi, appartenuti a donne vere, indossati, vissuti, esibiti in chissà quali occasioni. Si tratta comunque di donne della borghesia benestante, che potevano studiare, vestirsi elegantemente, guidare l’auto e perfino l’aeroplano. Nella sezione “Le muse straniere” abbiamo qualche esempio di queste donne forti e fatali, come “Femmina rossa” del 1912 e “Donna con abito rosso” del 1913, che raffigurano la modella Fernande Olivier, compagna di Picasso, con cui Oppi ebbe una relazione negli anni parigini. Eppure, a dirci che il cammino verso l’indipendenza è ancora lontano, l’esposizione testimonia che si tratta pur sempre di donne viste attraverso l’occhio e l’immaginazione maschile, ora sensuali, ora forti, ora ambigue, ora amazzoni.
Tuttavia, uno degli ultimi quadri esposti, “Adamo e Eva” del 1938, lascia supporre che Oppi avesse intuito che, alla fine, la forza appartiene più alla donna che all’uomo. Adamo, dopo la cacciata dal paradiso terrestre, appare disperato, piegato in due, non gli si vede il volto. Eva invece, che nella mano ha ancora la mela, si erge forte al centro della scena, il suo sguardo guarda lontano, sa che ce la farà.
La location della mostra
La basilica palladiana di Vicenza, dove è ospitata la mostra, è una delle opere dell’architetto Andrea Palladio più conosciute nel mondo, inserita nella lista Unesco dei beni patrimonio dell’umanità. Palladio progettò il famoso classico loggiato verso la metà del 1500, costruito intorno al preesistente Palazzo della Ragione, da allora chiamato “basilica”, in omaggio alle strutture della Roma antica, dove si discuteva di politica e si trattavano gli affari. La mostra si trova al primo piano, nella spaziosa sala del Consiglio, lunga 52 metri e alta 25, con il soffitto a volta dalla forma di una carena di nave rovesciata. Dal loggiato del primo piano si può ammirare la piazza dei Signori.
Il laboratorio didattico per gli studenti
Per gli studenti della scuola primaria e secondaria di I grado, si possono prenotare dei laboratori didattici che invitano a produrre dei ritratti in forma realistica o idealizzata partendo dall’analisi guidata di alcuni dipinti esposti nella mostra, per stimolare l’osservazione dei dettagli e delle tecniche pittoriche. Per gli studenti della secondaria di II grado, e in particolare del quinto anno, il percorso espositivo rappresenta un utile approfondimento del primo Novecento nell’arte e nel costume.
Per informazioni: https://www.mostreinbasilica.it/it/