Laura Biancato è una “storica” dirigente scolastico del Veneto che soprattutto negli ultimi anni si è molto dedicata al tema della digitalizzazione e delle tecnologie, promuovenfo iniziative didattiche per gli alunni e di formazione per i docenti. Da quest’anno passa a Viale Trastevere. Facciamo con lei un bilancio del passato e una previsione sul futuro.
Quando si passa da un incarico all’altro è il momento di fare un bilancio.
Cosa può dire dei 17 anni trascorsi alla guida dell’Istituto comprensivo di Mussolente?
L’Istituto di Mussolente, in provincia di Vicenza, è stato uno dei primi comprensivi di pianura nel Veneto, ed è nato con il mio arrivo, il 1º settembre 1999. É stata una sfida, iniziata sotto i migliori auspici: amministrazione comunale generosa e disponibile, docenti meravigliosi, un’ottima segreteria, bravi collaboratori scolastici. Duro ma appagante, il lavoro di organizzazione e aggregazione dei due ordini di scuola ha dato molto presto i suoi frutti. Non è mai stato solo formalmente un comprensivo. L’abbiamo pensato come un servizio di qualità, che agevolasse anche le famiglie.
E con il passare degli anni?
Dopo qualche anno ci siamo concentrati su un percorso di innovazione, che ancora in tempi non sospetti ha rivisitato gli ambienti, gli spazi inusuali, gli orari, i gruppi, contestualmente all’incremento della tecnologia. Gli alunni sono aumentati del 50% nei primi 8 anni, per lo piú con forte richiesta dai comuni vicini.
Cosa le mancherà di più della esperienza di Mussolente ?
Sicuramente il clima di lavoro e le persone con le quali ho collaborato: ho sempre pensato al “mio” istituto come ad un’isola felice, da questo punto di vista. Si è sempre lavorato bene, col sorriso. E non solo tra docenti, ma con grande collaborazione tra tutti i profili professionali. Le scuole sono accoglienti e pulite, c’é cura degli ambienti e della didattica, si respira serenità.
Ho sempre pensato di essere una persona enormemente fortunata a lavorare con persone che tengono al lavoro e ci spendono le loro migliori energie.
E poi, quel “ciao direttrice” e i sorrisi birichini che mi accoglievano nei corridoi…
A Roma lei andrà ad operare presso la Direzione Generale per l’innovazione digitale. Nel concreto di cosa si occuperà?
Saró distaccata all’Ufficio VI (Innovazione Digitale) della Direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l’istruzione e per l’innovazione digitale. Nel concreto, questo ufficio si occupa di implementare il PNSD, supportare le scuole nel percorso di innovazione, sperimentare nuove soluzioni digitali a supporto della didattica, sviluppare iniziative di formazione ed accompagnamento, curare i rapporti con l’AGID. Ci sono ancora molte azione del Piano Nazionale Scuola Digitale da completare e da avviare.
Secondo lei esistono oggi le reali condizioni per digitalizzare davvero la scuola e per dotare tutte le sedi (soprattutto quelle del primo ciclo) delle strutture e delle attrezzature necessarie? E’ solo un problema di fondi o c’è dell’altro?
Non è solo un problema di fondi, purtroppo. Bastassero quelli…
Le condizioni sono ancora deboli, ma bisognerà crearle. Ce lo chiede la società .
Oltre ai fondi per adeguare strumenti digitali e i software, un requisito fondamentale è la formazione del personale. Le segreterie delle scuole, pure gravate negli ultimi anni di un lavoro sempre piú specializzato e complesso, sono rimaste con un’organizzazione e una struttura veramente vecchia maniera. Come sappiamo tutti, spesso il personale non è selezionato o adeguatamente preparato ad affrontare queste nuove incombenze, compresa la necessità di digitalizzare e dematerializzare i processi.
Il lavoro di dirigente scolastico è sempre più difficile e complesso.
Quale consiglio si sente di dare ai colleghi che restano “in trincea”?
Lo posso dire con sicurezza, facendo questo lavoro da ormai vent’anni: i DS italiani hanno vissuto quest’ultimo anno scolastico come il peggiore della loro carriera. Un sesto di noi, anche con una reggenza sulle spalle.
Siamo stati investiti da sollecitazioni, obblighi, urgenze, nuove disposizioni, nuove responsabilità in un anno in cui il solo avvio della 107 sarebbe bastato a coprire l’intero impegno professionale. Spesso le disposizioni non sono state chiare e ci siamo trovati da soli ad interpretare alla meno peggio le norme. Gli ultimi impegni estivi (chiamata dagli ambiti, attribuzione del bonus…) hanno negato le ferie ad una buona parte di noi. Non abbiamo avuto nemmeno la possibilità di riprendere le forze prima dell’avvio del nuovo anno scolastico… Nel frattempo, e paradossalmente, abbiamo assistito con disagio (ed una buona dose di impotenza) all’acuirsi di tensioni quasi solo nei nostri confronti. Come fossimo noi la principale causa dei mali della scuola italiana.
In una situazione di questo tipo, cosa si può suggerire?
Di non demordere, intanto. Di far sentire la nostra voce, perchè abbiamo le competenze per incidere sul cambiamento dell’attuale sistema. Di continuare a lavorare con il massimo della serenità possibile. La mia ricetta è sempre stata la ricerca di condivisione, ma senza mai dimenticare che qualsiasi organizzazione complessa (a maggior ragione un Istituto Scolastico) ha bisogno di una guida competente e che sia capace di garantire le condizioni per un buon servizio.
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