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La ds del liceo di Bari: “Solidarietà dai colleghi? Poca, c’è competizione. I più bei messaggi sono stati quelli degli ex alunni”

La dirigente del liceo di Bari che in questi giorni ha fatto molto parlare di sé per le parole durissime pronunciate all’open day della sua scuola, rivolte ai genitori, ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera in cui ha riflettuto sulla discussione pubblica che ha innescato.

Poca solidarietà da parte dei colleghi

La preside ha 64 anni, si sente “professoressa dentro”, ha cominciato a 24 come insegnante di greco e latino e dopo 23 anni ha intrapreso la carriera di dirigente. Suo marito è un ex docente di filosofia, sua figlia insegna storia dell’arte. “Non mi ero preparata niente. Ero solo irritata dal comportamento di tanti genitori, che giravano per la scuola come se dovessero comprare qualcosa. Così non mi sono più trattenuta e ho fatto un discorso iperbolico con prossemica vivace”, ha commentato, parlando del giorno dell’open day.

La ds ha ricevuto molti messaggi di solidarietà: “I più belli sono stati quelli dei miei ex alunni che oggi sono medici, avvocati, giudici o anche persone semplici: sono orgogliosi di avermi avuta come insegnante. Se mi avessero dato un assegno in bianco non sarei stata altrettanto contenta”.

E i colleghi? “Pochissimi. Mi sarei aspettata una maggiore solidarietà, ma la competizione ormai è diventata pervasiva”.

La dirigente è ad un passo dalla pensione

“Riconosco di essere una persona divisiva, ma le famiglie nella maggior parte dei casi si fidano di me. E quando non gli va bene una cosa, chiedono il nulla osta e vanno in un’altra scuola senza nemmeno salutare. Questo è un segnale doloroso per me”, ha aggiunto.

La dirigente sta per andare in pensione: “Con la laurea ho 45 anni di contributi, dunque devo smettere per forza. Mi darò al sociale e al volontariato contro la violenza sulle donne. Voglio anche fare corsi di greco antico per chi non ha potuto studiarlo. E, infine, continuerò con il teatro per i ragazzi: lo faccio da più di 20 anni, credo che sia terapeutico”.

Il discorso della dirigente scolastica

“Io a chi si vuole iscrivere in questa scuola devo dire la verità, non vendo detersivi e non sono sul mercato”, ha raccontato a Il Corriere della Sera. In un lungo discorso la preside ha chiarito ai genitori che “non c’entrano i social, c’entrate voi che sovrapponete i vostri desiderata alle vite dei vostri figli, educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro, e quando sarete vecchi vi abbandoneranno in una casa di cura”.

E ancora: “Non c’è bisogno che Crepet o Galimberti ci dicano che i genitori stiano troppo affidando alla scuola una loro incapacità educativa, lo si vede dai fatti di violenza di tutti i giorni. Il body shaming verso i compagni più fragili o l’offesa verso chi prende un brutto voto, chi lo fa è un teppista nonostante i genitori della ‘Bari bene’ gradiscano questo appellativo. Qualunque scuola scegliate, imparate ad ascoltare i vostri figli e insegnate loro ad avere cura di sé e degli altri, non a inseguire solo sogni di gloria e ricchezza”.

“I genitori sono venuti a scuola senza salutare, come fossero allo zoo, come se fossero lì a comprare un prodotto. Poi da settembre risolvo problemi legati alle fragilità dei genitori al fatto che vengono a prelevarli a tutte le ore, telefonano o mandano messaggi ai coordinatori a tutte le ore, non accettano una insufficienza nemmeno a chi è all’inizio del proprio percorso. Devo proteggere i docenti”, ha detto qualche giorno fa Otto e Mezzo, su La7.

“Per me è normale dire ad un genitore che prima di iscrivere un ragazzino bisogna ascoltarlo. La scuola sta provvedendo. Non ci voleva il ministro Valditara. Il voto in condotta serve non per punizione ma per educazione. Chat delle mamme? I genitori danno i voti ai professori”, ha concluso.  

Gramellini e l’aziendalese a scuola

Le parole della preside hanno sicuramente colpito il giornalista e conduttore Massimo Gramellini, che ha scritto un editoriale sempre a Il Corriere della Sera. Ecco cosa ha detto, riferendosi alla dirigente: “Il giorno in cui i presidi presentano la scuola ai genitori dei potenziali iscritti non si chiama Giorno di Presentazione ma Open Day, e forse i problemi cominciano proprio da questo aziendalese imposto persino tra i banchi. Mi stupisco che non l’abbiano ancora licenziata”.

Redazione

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