In Italia l’omosessualità rimane difficile da trattare. Anche a scuola. Se poi ad essere omosessuale è l’insegnante, il quadro si complica. A tal proposito, vi raccontiamo due storie rese pubbliche nella stessa giornata, il 23 ottobre.
La prima è accaduta nel perugino, a Passignano sul Trasimeno, dove un maestro di danza avrebbe rinunciato all’incarico dopo che i genitori degli allievi lo hanno più volte apostrofato come “non adatto all’ insegnamento”, proprio per via della sua omosessualità.
La denuncia è arrivata dal Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Secondo cui il maestro di danza umbro è stato sottoposto a delle vere e proprie angherie, malgrado avesse 12 anni di esperienza e cinque di lavoro alle spalle.
La decisione è giunta dopo che gruppo di genitori ha inviato una lettera al dirigente scolastico, definendolo “non adatto all’insegnamento perché non in possesso dei requisiti necessari”. L’associazione pro gay, inoltre, sostiene che il giovane maestro nella sua risposta al preside avrebbe osservato che a muovere i genitori sarebbe stata la voglia di criticare e polemizzare sulla sua vita privata e sul suo stile di vita. “Riteniamo questo accaduto un fatto gravissimo – ha commentato Andrea Maccarrone, presidente del Circolo Mario Mieli – è impensabile che nel 2014 dei genitori possano porre un veto su un insegnante in base al suo orientamento sessuale”.
“La storia dell’insegnante di Passignano, costretto a rinunciare all’incarico da un mormorio squallido e discriminatorio – secondo Giacomo Leonelli, segretario regionale del Pd Umbria – segnala la necessità di promuovere e rilanciare una riflessione sul tema dei diritti”.
A passare direttamente ai fatti, per non far calpestare i propri diritti, è stato un insegnante del liceo Dante-Carducci di Trieste, che è anche responsabile scuola di Arcigay: ha tolto il crocifisso dall’aula, in segno di protesta contro la Chiesa, spiegando ai propri studenti la ragione del suo gesto.
“Per l’ennesima volta – ha affermato l’insegnante, Davide Zotti, – un importante esponente della gerarchia cattolica ha ribadito le posizioni omofobiche della Chiesa, affermando che l’omosessualità non è conforme alla realtà dell’essere umano”. “Come docente e omosessuale – ha aggiunto Zotti – non posso più accettare di svolgere il mio lavoro in un luogo, l’aula, segnato dal simbolo principale della Chiesa cattolica, che continua a calpestare la mia dignità di persona omosessuale”.
Il docente ha quindi scelto la via della “disobbedienza civile”, in modo da per non poter più “insegnare sotto un simbolo che rappresenta un’istituzione che continua a delegittimare la mia persone e quindi il mio stesso ruolo educativo”.