Senza entrare nelle polemiche del Congresso di Verona sulla famiglia, polemiche che forse bene non fanno quando si vuole leggere la realtà con una certa sensibilità, credo sia comunque giusto soffermarsi su una idea semplice: la sfida sociale oggi più importante, al di là delle tante altre questioni eticamente sensibili, è proprio la famiglia, la quale è il futuro, non il passato.
Nel rispetto, più che dovuto, alle tante forme di famiglia oggi presenti, la famiglia “naturale” resta comunque il perno del nostro vivere sociale.
Me ne rendo conto ogni giorno a scuola, soprattutto quando la famiglia non c’è. Mentre vorrei ci fosse sempre, anzitutto per la responsabilità educativa, perché la scuola non può e non deve mai sostituirsi o sovrapporsi alle famiglie.
Come le famiglie non devono e non possono pretendere di sovrapporsi alle responsabilità della scuola e dei docenti. Ognuno, cioè, per la propria parte.
Ritornando alla famiglia, credo che gli slogan e gli insulti, che stanno alimentando il dibattito, non le facciano bene, anzi.
Un solo appunto, sui partecipanti di Verona, se mi è consentito.
Perché parlare di difesa della famiglia, invece di considerarla il cuore di tutta una serie di proposte in positivo, vitali per la vita anche dei giorni nostri? Sapendo, poi, che il mondo nel frattempo è cambiato.
Tanti sarebbero e sono i temi sul tappeto.
Penso, in primo luogo, al quoziente famigliare, come base per qualsiasi intervento. Ma poi ai rapporti in casa, di effettiva parità nella diversità, ancora non scontati nel nostro mondo. Penso, in seconda battuta, alla famiglia come interscambio generazionale, con i giovani e con gli anziani. Per non parlare del modello oggi dominante, cioè l’individualismo famigliare: perché non pensare a forme di sussistenza e convivenza tra famiglie? In una società, perciò, sussidiaria.
Il presente e futuro di una società, della nostra società, al di là delle tradizioni e delle latitudini, dipende in gran parte ancora oggi dalle modalità e dalla qualità della nostra vita in famiglia.