Intervenuta nella diretta della Tecnica della Scuola per parlare di bullismo e cyberbullismo, la scrittrice e docente Stefania Auci si è soffermata anche sul rapporto tra scuola-famiglia, un patto che da anni ormai si sgretola sempre di più.
Ecco le sue parole:
“Da trent’anni c’è stato un progressivo smontare l’importanza dell’insegnante dai genitori. Non è più visto come un punto di riferimento con cui collaborare. Viene visto come il parcheggiatore del figlio, un soggetto che deve dare una formazione per farlo andare a studiare quello che vuole. L’ottica della collaborazione con le famiglie ha perso molto di importanza. La famiglia non collabora, ed è una delle motivazioni del fallimento della missione educativa e dell’attività delle scuole. Ci sono situazioni difficili, ma è anche altrettanto vero che il bene superiore è l’educazione dei ragazzi, che va salvaguardata sopra ogni cosa”.
“Sarebbe importante ascoltare la voce dei docenti. La famiglia ha il dovere di essere nella vita dei ragazzi ma non può immischiarsi nella didattica, non è il suo compito e neanche nelle attività di formazione e di ‘punizione’ a scuola. A scuola vigono delle regole che non possono essere messe in discussione. La scuola deve rappresentare la certezza. Non significa che deve trasformarsi in filiale dello stato di polizia. La scuola deve rappresentare con fermezza e serenità il recinto entro cui i ragazzi possono muoversi e imparare la convivenza civile, che significa limitare il bullismo e lavorare sul rispetto, sull’affettività, sull’educazione sessuale, di genere, sui principi morali, la cittadinanza. La cittadinanza passa dalle piccole cose, dal rispettare il banco, la maniglia della porta del bagno”, queste le sue parole.
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