“Oggi ho constatato il degrado della società che premia gli ignoranti, loda i mascalzoni e distrugge l’istruzione”, questa è l’osservazione fatta qualche giorno fa dopo il primo scrutinio per l’ammissione agli esami di licenza media.
Sono un’insegnante precaria, ogni anno cambio scuola e incontro sempre nuovi studenti, cosa che non mi permette una continuità didattica e ai ragazzi di certo non consente di acquisire punti di riferimento e metodologie di studio costanti e pertanto progettualmente costruttivi… Quando mi capita per caso di insegnare nella stessa scuola, succede che le classi mi vengano cambiate per questioni organizzative e tecniche, scelte tutte ovviamente da capire.
Questi due ultimi anni hanno fatto emergere il marciume della scuola pubblica che ha mortificato la figura degli insegnanti, costretti pur di lavorare, a sottostare ad un ricatto sanitario, e ad una pressione costante che li ha caricati spesso di responsabilità che non rientrano nei loro compiti.
Il nostro viaggio in questo fantastico mondo, ci porta a constatare come in questi anni di neoliberismo sfrenato anche la scuola abbia smarrito la sua vocazione umana e umanistica per trasformarsi sempre più velocemente e irreversibilmente in un’organizzazione regolata da rapporti e logiche nient’altro che aziendali. Si fa a gara tra chi sforna i migliori progetti, perdendo di vista quelli che invece sono i contenuti didattici, e il risultato è visibile quando a fine anno gli studenti, per altro spesso costretti a partecipare, non solo mostrano di non aver acquisito alcuna consapevolezza dei contenuti trattati all’interno dei vari PON ma per di più risultano pure giustificati per non avere studiato le altre discipline del loro percorso di studi.
Parliamo di progetti legati alla legalità, alla salvaguardia dell’ambiente, di competenze linguistiche, teatrali, sportive … e poi i nostri studenti arrivano alle scuole superiori e non sanno neppure scrivere correttamente in italiano, come da piu parti denunciato con preoccupazione. Mi chiedo allora: a cosa serve tutto questo?
Ma continuiamo il nostro percorso, arriviamo alle famose prove Invalsi… una farsa colossale. Gli studenti, che a rigore dovrebbero essere capaci di affrontare certe prove, come ad esempio la comprensione di un breve testo, hanno invece necessità di essere preparati per tali prove…. ora mi chiedo: ma in tre anni cosa avranno mai potuto fare? Risposta: progetti e PON.
In tutto questo mi sono resa conto del fatto che non sappiamo valutare i nostri studenti. Iniziano a leggere, a scrivere e a conoscere i numeri sin dalla scuola materna, quando a quell’età magari invece dovrebbero giocare, e arrivano alla fine agli esami di maturità che molto spesso non riescono a scrivere e leggere correttamente, tutto gli è dovuto, non sono abituati a lavorare duro per raggiungere i propri sogni, e alle prime difficoltà cadono come foglie in autunno…
Per quanto riguarda l’ordine di scuola in cui insegno, ogni anno la stessa cosa, ci giustifichiamo perché tanto siamo nella scuola dell’obbligo, ma non ci rendiamo conto che, a catena, questi allievi arrivano alle università privi di basi solide e competenze che gli permettano di affrontare la vita con consapevolezza, forza, dignità e coraggio.
Ogni anno la scuola cade sempre più in basso; ciascun istituto pur avendo indicazioni ben precise, applica le regole secondo le proprie necessità. Si ammettono ragazzi agli esami con insufficienze gravi nelle principali materie, si gonfiano i voti come fossimo al mercato, a chi offre di più, cinque studenti su dieci affrontano un esame imparando in maniera mnemonica senza riuscire a sviluppare un pensiero critico, chi tenta di farlo invece durante l’anno viene mortificato, additato come pecora nera che non ubbidisce al sistema che ci vuole come bravi soldatini.
Quest’anno dopo due anni di teatrino, sono ritornate le prove scritte e che succede? Circolano per le aule le schede con le soluzioni….
Vogliamo affrontare il capitolo disciplinare? Le note non servono a nulla, non hanno più peso sul giudizio finale, i ragazzi fanno a gara a chi ne prende di più, gli insegnanti non possono fare un rimprovero che vengono mortificati se va bene, perfino denunciati se va male, in classe non si riesce più a condurre una lezione in maniera serena perché gli allievi, assuefatti al ritmo delle immagini e ai video rapidi di un tik tok loro pane quotidiano, non sono ormai in grado di stare attenti per più di 10 minuti.
Giungiamo così alle prove orali, un’altra vergogna tutta italiana. Proibito porre quesiti che non riguardino l’argomento scelto dai ragazzi ma svolto durante l’anno, perché tanto non lo ricordano; gli allievi ammessi con gravi insufficienze fanno scene mute ma noi imperterriti diamo la sufficienza nei casi gravi, 7/8 nei casi in cui una frase logica siano riusciti a metterla insieme.
Il giorno della ratifica tutti felici e contenti per non avere avuto nessun alunno rimandato e la coscienza pulita per aver fatto il proprio dovere.
La scuola fa schifo? A voi l’ardua sentenza, benvenuti nell’istruzione pubblica!!!
Graziana Giunta
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